Pisa, 1-05-09. Anche se suona strano dirlo, questo
Primo Maggio è iniziato ieri per gli organizzatori della due giorni
“Per un Primo Maggio di lotta”. Già dalle 17 del pomeriggio di ieri
infatti si è formato un presidio musicale sotto il Comune di Pisa, dove
nel mentre era in corso un consiglio comunale dedicato in gran parte
alla questione Saint Gobain. Striscioni, musica e un fitto
volantinaggio rimandavano alla cena organizzata per la sera in Largo
Ciro Menotti, ma soprattutto ricordavano che il Primo Maggio, in un
momento come quello attuale, non è e non può essere un giorno
qualsiasi. Proprio l’esplosione del caso Saint Gobain, con l’annunciato
licenziamento di 67 persone, ha improvvisamente ricordato a tutti che
la crisi di cui tanto si parla è qualcosa di reale, che fa sentire i
propri nefasti effetti da subito a chi è più debole, a chi ha un
cotratto precario, a chi lavora per una cooperativa, ai migranti, agli
operai, agli studenti.
Primo Maggio è iniziato ieri per gli organizzatori della due giorni
“Per un Primo Maggio di lotta”. Già dalle 17 del pomeriggio di ieri
infatti si è formato un presidio musicale sotto il Comune di Pisa, dove
nel mentre era in corso un consiglio comunale dedicato in gran parte
alla questione Saint Gobain. Striscioni, musica e un fitto
volantinaggio rimandavano alla cena organizzata per la sera in Largo
Ciro Menotti, ma soprattutto ricordavano che il Primo Maggio, in un
momento come quello attuale, non è e non può essere un giorno
qualsiasi. Proprio l’esplosione del caso Saint Gobain, con l’annunciato
licenziamento di 67 persone, ha improvvisamente ricordato a tutti che
la crisi di cui tanto si parla è qualcosa di reale, che fa sentire i
propri nefasti effetti da subito a chi è più debole, a chi ha un
cotratto precario, a chi lavora per una cooperativa, ai migranti, agli
operai, agli studenti.
Dopo
il presidio la mobilitazione ha attraversato l’Arno, per proseguire in
Largo Ciro Menotti, dove alla musica, ai volantini e agli striscioni si
è aggiunto tutto il necessario per una cena sociale. L’atmosfera non
era quella di una impegnativa assemblea politica, ma quella rilassata e
tranquilla di un momento di incontro e confronto tra migranti, operai,
studenti e precari di ogni tipo, che tra un piatto di insalata di riso
e un bicchiere di vino hanno chiacchierato delle difficoltà attuali e
delle possibilità per superarle. L’iniziativa si è conclusa presto, ma
la mobilitazione è ripresa questa mattina quando, all’interno del
Progetto Prendo Casa, è stata occupata una serie di appartamenti, in
pieno centro cittadino, che erano vuoti da anni. L’iniziativa, che si
colloca all’interno di un progetto che comprende ormai un vasto numero
di abitazioni occupate, costituisce la messa in pratica di una forma di
risposta alla crisi basata sulla riappropriazione dei diritti. Inutile
dire che in un momento in cui i posti di lavoro vacillano e spesso
cadono e in cui l’affitto porta via in media più del 50 % del reddito,
il diritto alla casa è uno dei primi diritti ad essere messo a rischio.
Da qui trae forza una pratica che, diversamente dai tanti proclami
emessi dal Comune a proposito di fantomatiche costruzioni di nuove
case, costituisce una risposta al problema casa efficace ed immediata,
dal momento che si basa non sulla costruzione di nuovi edifici, ma sul
recupero e l’utilizzo dell’enorme patrimonio sfitto che esiste sul
nostro territorio.
il presidio la mobilitazione ha attraversato l’Arno, per proseguire in
Largo Ciro Menotti, dove alla musica, ai volantini e agli striscioni si
è aggiunto tutto il necessario per una cena sociale. L’atmosfera non
era quella di una impegnativa assemblea politica, ma quella rilassata e
tranquilla di un momento di incontro e confronto tra migranti, operai,
studenti e precari di ogni tipo, che tra un piatto di insalata di riso
e un bicchiere di vino hanno chiacchierato delle difficoltà attuali e
delle possibilità per superarle. L’iniziativa si è conclusa presto, ma
la mobilitazione è ripresa questa mattina quando, all’interno del
Progetto Prendo Casa, è stata occupata una serie di appartamenti, in
pieno centro cittadino, che erano vuoti da anni. L’iniziativa, che si
colloca all’interno di un progetto che comprende ormai un vasto numero
di abitazioni occupate, costituisce la messa in pratica di una forma di
risposta alla crisi basata sulla riappropriazione dei diritti. Inutile
dire che in un momento in cui i posti di lavoro vacillano e spesso
cadono e in cui l’affitto porta via in media più del 50 % del reddito,
il diritto alla casa è uno dei primi diritti ad essere messo a rischio.
Da qui trae forza una pratica che, diversamente dai tanti proclami
emessi dal Comune a proposito di fantomatiche costruzioni di nuove
case, costituisce una risposta al problema casa efficace ed immediata,
dal momento che si basa non sulla costruzione di nuovi edifici, ma sul
recupero e l’utilizzo dell’enorme patrimonio sfitto che esiste sul
nostro territorio.
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