In una città in cui la sicurezza
viene declinata solo in ossequio agli ossessivi paradigmi governativi, andando
ad implementare investimenti in dispositivi di controllo e azzerando le già
scarse risorse destinate ai diritti minimi (si confrontino le cifre investite
nelle telecamere a fronte dei tagli al sociale), oggi torniamo a
proporre la riappropriazione – in questo caso di uno spazio – come unico
antidoto alla crisi.
La scelta dello spazio non è
casuale, così come non è casuale la scelta di lasciarlo vuoto da parte di chi
si prepara all’ennesima speculazione edilizia e cementificazione nell’area del
centro cittadino: sembra infatti che lo stabile verrà abbattuto per lasciare
spazio ad appartamenti, sicuramente di lusso data la zona, che avranno un
valore immensamente superiore a quello attuale. Un altro cattivo esempio,
dunque, delle politiche abitative e urbanistiche comunali: a fronte di migliaia
di case sfitte e di un’edilizia popolare a rotoli, si consente a pochi privati
di arricchirsi sul mattone.
Dov’è – ci chiediamo – la cura
dei beni comuni? A pochi metri abbiamo uno dei più tristi simboli di come
vengono gestiti gli spazi pubblici in città: lo scempio del Bastione S. Gallo,
storico luogo di aggregazione pisano, lasciato volutamente all’incuria da parte
dell’amministrazione comunale, quella stessa amministrazione che poi si scopre
sensibile e allarmata quando i suoi potenziali elettori gridano al degrado e
invocano più polizia, più sicurezza…
Eppure l’unico momento in cui quello
spazio è stato sottratto alla sporcizia e all’eroina è stato, da due anni a
questa parte, quando qualcuno se ne è riappropriato, rendendolo nuovamente
luogo di socialità e solidarietà, con le iniziative e i concerti dedicati alla
memoria di Andrea Magagnini. Crediamo che questa sia la migliore dimostrazione
di come per lottare contro il degrado che attanaglia diverse zone della città,
come piazza delle Vettovaglie, non sono necessarie telecamere e presidi
polizieschi, ma socialità, partecipazione, condivisione.
Il Comune forse dimentica che la
sicurezza che non abbiamo più è quella del reddito, quella della casa, quella
del diritto allo studio, e che non bastano una telecamera e un blindato dei
carabinieri per risolvere le contraddizioni e i conflitti che la crisi vera,
quella dei diritti, sta generando.
Noi però non lo dimentichiamo e
continuiamo a pensare che l’unica via d’uscita dalla crisi è l’unificazione
delle lotte e la riappropriazione dei diritti negati.
SPAZIO ANTAOGNISTA NEWROZ
PRECARI AUTORGANIZZATI – PROGETTO PRENDOCASA
COLLETTIVO UNIVERSITARIO AUTONOMO