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dicembre: due giorni di occupazione contro l’espropriazione sociale e le
logiche securitarie
Questa
due giorni di occupazione e di iniziative è per noi il momento in cui
confrontarci rispetto ai nodi che reputiamo fondamentali per il percorso di
movimento nella nostra città: le soggettività del conflitto sociale, la crisi,
e la sua gestione politico-istituzionale.
Programma minimo per la
neutralizzazione del movimento…
Un
anno fa il movimento dell’Onda proprio in questa città ha mostrato la sua
potenzialità conflittuale: migliaia e migliaia di precari e studenti sono scesi
in piazza, hanno occupato facoltà, bloccato strade e binari, uscendo dalla
passività della delega, travolgendo i paletti della rappresentanza, forzando i
confini dentro cui la “Pisa metropoli di seconda generazione” li assegnava. Il
valore della frase “noi la crisi non la paghiamo” stava non tanto nello slogan,
ma come necessaria indicazione programmatica di generalizzazione del conflitto.
A Pisa i tentativi di questa generalizzazione hanno coinvolto i migranti
impegnati negli stessi mesi a combattere ordinanze comunali che sotto la spinta
securitaria articolavano violenti meccanismi di esclusione sociale e di
privazione di bisogni fondamentali. Da questi intrecci in molte occasioni si
sono affacciati nuovi legami sociali, si è prodotto altro sapere, si sono
aperti varchi alle barriere della segregazione e dello sfruttamento, talvolta
dando profondità e radicalità a battaglie apparentemente “vertenziali”. Da
inizio ottobre a metà dicembre le fasce di popolazione su cui le istituzioni
volevano scaricare i costi della crisi finanziaria hanno dato vita ad
iniziative ed assemblee, cortei e presidi, picchetti ed occupazioni: questi
sono stati la presa di parola di soggettività escluse dagli ambiti decisionali.
Sono stati anche i mesi in cui il potere politico, dal Governo fino alle istituzioni
accademiche, ha avuto paura che la crisi economica diventasse sempre più crisi
di potere, crisi di consenso e dei suoi meccanismi di comando, di fronte ad un
probabile blocco sociale indisposto ad essere massacrato dalla violenza della
“socializzazione delle perdite e dei debiti finanziari”. Leggi tutto “Contro la pacificazione sociale, rompere il silenzio”