Un bellissimo e partecipato corteo cittadino: “Decide la città”. Questa sigla ha messo insieme tante realtà cittadine che lottano quotidianamente, dai comitati e sindacati inquilini di lotta per la casa agli abitanti dei quartieri popolari, donne in lotta degli spazi femministi occupati dopo l’8 marzo, migranti dei centri di accoglienza, giovani studenti delle scuole superiori, universitari e disoccupati, spazi e palestre occupate della periferia. La manifestazione è partita con più di 500 persone, ha attraversato i Lungarni, il ponte della Vittoria per poi passare da Piazza Guerrazzi e via Benedetto Croce, Piazza Vittorio Emanuele e infine ha raggiunto la piazza del Comune passando da Corso Italia. Molte le persone che si sono aggiunte e hanno preso parola durante tutto il tragitto del corteo, durante il percorso i partecipanti hanno toccato le 1000 unità. In piazza XX settembre tantissimi interventi hanno attaccato la gestione cittadina delle emergenze sociali e dei bisogni sociali e politici portata avanti dall’amministrazione PD.
I tentativi quotidiani di sfratto ai danni di famiglie senza lavoro, gli sgomberi violenti degli spazi occupati dalla rete femminista “Non Una di Meno”, la Mala Servanen Jin e la Limonaia, di cui l’amministrazione è il silente responsabile, hanno rafforzato la costruzione del corteo cittadino.
La manifestazione lanciata ad aprile dal comitato di lotta per la casa cittadino Prendocasa è stata raccolta da tutte le altre realtà cittadine che il 21 maggio si sono trovate in piazza Santa Caterina per un’assemblea pubblica. Da questo momento di confronto cittadino sono emerse cinque piattaforme di lotta e organizzazione su salute e sanità, spazi e quartieri, emergenza abitativa, giovani e studenti, migranti e operatori sociali.
Queste piattaforme sono state rappresentate nei diversi striscioni attaccati alle cancellate del palazzo della Prefettura: “No ai militari nelle piazze / Il degrado siete voi”, “Prefetto: un mese di sospensione degli sfratti non è la soluzione / Casa per tutti/e”, “Lavoro gratuito è schiavitù”, “Il Prefetto non ci vuole incontrare? Sappiamo che fare: bloccare”. La partenza da piazza Mazzini non è stata casuale: più volte quest’anno il Prefetto, rappresentante del governo sul territorio, è stato chiamato in causa durante le mobilitazioni cittadine ma il confronto con le istanze sollevate non è mai arrivato.
Un segnale chiaro è stato lanciato alla giunta comunale: “non vogliamo più subire passivamente le vostre leggi e le vostre politiche. Adesso vogliamo decidere noi!”. La seconda giunta Filippeschi è in crisi di consenso, la sfiducia viene espressa da larghe fasce di cittadinanza sin’ora silenti.
Pensiamo a quanto la vicenda del People Mover abbia fatto crescere un’indignazione verso gli amministratori oppure allo scandalo dei 6 milioni di euro che Bulgarella deve alle casse comunali; oppure ai fischi al sindaco delle 7000 mila persone allo stadio lo scorso anno durante la presentazione della squadra.
Il corteo non ha voluto portare soltanto una testimonianza: l’intenzione della piazza infatti è quella di non lasciarsi, di rivedersi, di continuare ad affrontare le battaglie quotidiane ancora insieme.
E se da una parte il Partito Democratico alza un muro contro le molteplici persone che alzano la testa, sempre di più vediamo una disponibilità nel mettersi in gioco e nel voler iniziare a contare, a decidere.