Mettere a segno tramite un doppio sgombero un attacco diretto ai processi di organizzazione dal basso per il diritto all’abitare. Questo l’obiettivo politico delle operazioni di ieri condotte della questura di Firenze a danno di due recenti esperienze del Movimento di Lotta per la casa, annunciate come primo atto di un piano sgomberi da parte del Comitato per l’ordine e la sicurezza. Ma è proprio nella città del Premier che il progetto di armonizzazione sui territori della direzione di governo renziana nel suo farsi Partito di Sistema, Partito Stato, può incontrare dei momenti di blocco parziali.
La proposta di nuova legge regionale toscana sulla casa di imminente approvazione avanzata dall’assessora Saccardi, ex vicesindaco di Renzi a Firenze, traduce sul piano locale il paradigma del Piano Casa Lupi: attacco alle occupazioni, svendita del patrimonio immobiliare pubblico, aumento dei canoni minimi di locazione per gli abitanti delle case popolari, non conteggio dei punti relativi allo sfratto per morosità incolpevole per chi partecipa ai bandi ERP. Nel frattempo i fondi per la morosità aumentano rimpinguando le risorse di un welfare del privato, bancomat pubblico per la classe proprietaria.
Se a questo si associa la nuova riforma dell’ISEE che moltiplicherà gli indicatori reddituali a parità di redditi reali producendo a monte un esercito di finti di ricchi esclusi dall’accesso ai servizi, si possono facilmente intuire le proporzioni di massa della nuova povertà. La strategia di bypassare le parti sociali di marca renziana paga ai governanti laddove i conflitti si lasciano cancellare ma diventa radicalizzazione delle dimensioni dello scontro quando corpi collettivi iniziano a mettersi di traverso… a uno sgombero, come a un blocco della polizia per difendere una sede del PD, a un picchetto antisfratto o contro un distacco delle utenze.
Rifiutare di assumersi l’emergenza della povertà ma rintracciarne le determinanti politiche rappresenta la prima condizione per la messa in crisi di una linearità dell’azione violenta di governo dei territori. Di questo parla la lunga giornata di resistenza fiorentina di oggi che, nonostante l’opera di destabilizzazione che ha messo per strada manu militari 150 persone, ha visto sotto una pioggia scrosciante un corteo di lotta determinato, capace di continuare a indicare i responsabili degli sgomberi nel Partito Democratico, costretto a blindare dietro scudi e manganelli la propria sede di Novoli. E’ una promessa alla Saccardi: non sarà possibile approvare la nuova legge regionale sulla casa se non a prezzo di un’opposizione reale che si tradurrà, come oggi, nell’immediata ingovernabilità della città, congestionata da blocchi e cortei, o nel suo sabotaggio in quei territori dove tanto si è impegnata a costruirsi dei validi nemici.
La sicumera del ragazzotto di Rignano, il suo implacabile decisionismo che a tanti fa lamentare venti di nuovo autoritarismo, sembra in termini più prosaici compiere formalmente processi politici in cui l’antagonismo tra soggetti rappresentati o autorappresentati nell’arena politica e sociale si era dissolto da tempo. Che farsene delle opposizioni o delle parti sociali se al gioco partecipa solo un attore? Ora però il gioco si è fatto più ambizioso e mira a colonizzare nuovi territori sociali. In questi sorgono allora nuovi antagonismi, ma su un terreno reale e materiale. Soggetti non disposti a subire che cercano in nuovi legami di lotta le risorse per resistere e non farsi sottomettere a un regime di povertà, disciplinamento e ricattabilità.
Repubblica.it in questi giorni sta facendo da megafono ai risultati della Commissione d’inchiesta straordinaria del Senato sul “Fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali”. La disperazione sociale di chi pretende risposte aumentando la pressione sulle inadempienze di funzionari pubblici, amministratori, assistenti sociali viene descritta nel rapporto con tinte criminali e associata a fenomeni di stampo mafioso. La riduzione a fatto deviante e criminogeno dei microconflitti, frammentati e spessissimo affrontati individualmente, prodotti sui livelli bassi della realtà sociale, oltre a corrispondere a un’operazione di patologizzazione della povertà, testimonia comunque di una verità lapalissiana dei nostri tempi. Infatti l’esaurimento dei canali di mediazione intraistituzionale riduce l’agire politico legittimo orientato a trasformare la realtà nel verso dell’equità sociale a una “volontà di condizionare l’attività amministrativa”, come viene descritta nel rapporto del Senato, relegandola nelle sfere successive dell’extra istituzionalità e dell’extra legalità interne però a contesti sociali vivi, in movimento e disponibili a organizzarsi. Spetta alle lotte di imporre la legittimità sociale di questo agire politico dentro processi collettivi. Si tratta di indicare politicamente le controparti e di assumersi soggettivamente il terreno di antagonismo descritto dallo scontro in atto. Per questo a Firenze vedremo chi sarà il prossimo a bussare alla porta: gli sbirri alle porte delle occupazioni o l’esercito degli impoveriti alla porta dell’Amministratore in trincea Saccardi…