I quartieri di Pisa lottano, si organizzano, strappano

Dalle lotte territoriali per casa e reddito nasce il Coordinamento dei Quartieri Riuniti di Pisa

Premessa.

E’ appena trascorsa una settimana di mobilitazione diffusa nei quartieri della nostra città. Quello che nelle periferie limitrofe al centro storico si è mosso è stato rilevante non tanto per la dimensione massificata della protesta, quanto per la qualità dei soggetti che l’hanno messa in campo e per la profondità delle rivendicazioni e la loro capacità di essere fattore comune per una fascia proletaria poco avvezza al conflitto. Stiamo parlando della mobilitazione degli abitanti delle case di edilizia popolare. Una protesta che a livello azionale nelle ultime settimane è sintonizzata con ciò che succede nella borgata romana di Primavalle o nelle barricate del Giambellino di Milano; uno scontro sociale che mette in luce l’opera di un governo delle risorse pubbliche orientato esclusivamente alla messa a valore tramite la vendita del patrimonio e il risparmio su tutto ciò che riguarda la qualità delle nostre condizioni di vita. Ma ciò che viene fuori è anche la fisionomia di un soggetto poco avvezzo al compromesso, che intende la trattativa come fattore di conflitto di massa per ottenere pezzi di reddito.

A Pisa è un anno che partendo dalle esperienze di riappropriazione di spazi abbandonati nell’area urbana e periferica della città, nascono comitati che si battono contro l’abuso degli sfratti degli “abusivi” delle case popolari, per mettere poi sul piatto della rivendicazione la questione della dignità del vivere in periferia, partendo dalla richiesta di manutenzioni; dalla lotta al sovraffollamento a quella contro il pagamento delle morosità incolpevole per il mancato pagamento dell’affitto.

“Perchè a pagare dobbiamo essere sempre noi”? Questa domanda ha scosso la città già dall’occupazione della Palazzina dell’azienda gestore delle case popolari APES lo scorso 14 ottobre, conclusa con l’impegno su una piattaforma sociale rivendicativa prodotta tra gli spazi sociali, gli scantinati e le piazze dei quartieri di Sant’ermete, Cep, Gagno, San giusto. Si è preteso un impegno formale del pesidente dell’apes Lorenzo Bani contro il piano di dismissione tramite asta degli alloggi popolari; un impegno finanziario per un piano straordinario di manutenzione di tutti gli alloggi (compresi quelli sfitti per essere utilizzati per l’emergenza abitativa); la valutazione di entrare dentro le commissioni comunali in cui si decidono i regolamenti e le risorse da destinare alle case popolari.

La controparte era corsa ai ripari cercando di concedere piccoli ma significativi ed estesi contentini agli abitanti (qualche lavoro di manutenzione, promesse di interventi strutturali nel tempo di interi quartieri, l’abbassamento per centinaia di persone del canone di affitto per il mese di ottobre e novembre) cercando però di occultare e sminuire la portata di un conflitto organizzato dai comitati di quartiere, scomoda e pericolosa per la gestione di questo potere.

E’ così che da metà ottobre a metà novembre i Comitati si sono attivati coinvolgendo nuove realtà con un lavoro di propaganda e di iniziativa di base (da I Passi a La Cella, da Via Norvegia al Villaggio 2000) che ha coinvolto ed ampliato nuovi territori in cui le parole d’ordine di più manutenzione, di Stop sfratti; di stop sovraffollamento non erano ancora giunte. Volantinaggi, sportelli di quartiere, raccolta firme, video interviste ed assemblee permanenti hanno percorso in lungo e in largo le periferie pisane. Una diffusione enorme, impossibile anche solo da pensare senza l’attivazione reale e autonoma degli abitanti dei quartieri ad oggi più attivi; una preparazione che per la prima volta ha reso comune ed invariante i soggetti della lotta: nessuna strumentalizzazione, nessuna evocazione utile a qualche partitino; nessuna velleità politicista… Quello che si è mosso è stata un’inedita e determinata militanza di decine di persone -di generazione, nazionalità, genere differente – che si sono ri-conosciute in una lotta comune; con gli stessi obiettivi e con le stesse controparti.

Da lunedì 14 a giovedì 20 novembre tante iniziative si sono dislocate sui territori che hanno obbligato la controparte a rispondere, ad aprire spazi di contrattazione sociale nuovi e soprattutto ad accumulare forza e progetto contro la disuguaglianza sociale di cui le periferie ad oggi sono vittima.

Lunedì – Gagno
Dalle prime ore del mattino più di 30 persone si sono ritrovate nel quartiere di Gagno per impedire l’esecuzione forzosa dello sfratto di Alessia e dei suoi due bambini. Non era la prima volta che veniva organizzato dal Comitato Riprendiamoci Gagno e dalle famiglie in lotta contro l’emergenza abitativa un picchetto anti-sfratto. Oltre a rinviare l’esecuzione la novità è consistita in un corteino di quartiere che ha segnalato gli appartamenti sfitti nel quartiere; che ha dato voce alle tante famiglie che si sono organizzate nello sportello bisettimanale del comitato e che vivono in emergenza abitativa e in sovraffollamento. E’ astata effettuata una Ispezione popolare nel quartiere che ha riaperto un alloggio popolare vuoto da più di due anni affermando con forza la necessità di assegnarlo alle tante famiglie che, come Alessia, necessitano di una casa popolare. All’aministrazione è stato lanciato un ultimatum: per non far occupare le case basta assegnarle! Aumentare la quota di alloggi da destinare all’emergenza abitativa, costruire nuove liste di mobilità che tengano conto delle esigenze delle famiglie in sovraffollamento, destinare più fondi per la manutenzione di case popolari… tutto questo nella giornata di lunedì ha trovato espressione con l’azione in Gagno.

Martedì – CEP
Partendo dal “Nuovo spazio autogestito “ilnostroquartierecep” – occupato dai giovani e dalle famiglie del più grande quartiere popolare di Pisa lo scorso 16 ottobre – decine di persone martedì 18 novembre hanno attraversato tutto il quartiere nonostante la pioggia, per ispezionare i tanti cantieri che il Comune negli ultimi anni ha fatto partire al CEP. Cantieri che hanno cambiato il volto del quartiere cementificando e togliendo spazi di aggregazione importanti, e che soprattutto vanno a rilento: da 4 anni ancora le case di Via Vecelio non sono finite! Un altra denuncia fatta irrompendo all’interno di uno di questi cantieri e bloccando i lavori è stata quella relativa al degrado strutturale delle case popolari: anche e soprattutto a quelle di ultima costruzione! Sono noti infatti i meccanismi di appalto al ribasso che fanno costruire le case pubbliche con materiali scadenti e risparmiando su tutto quello che è possibile risparmiare, anche mettendo a rischio la sicurezza delle persone che vi andranno ad abitare. Come le case di Via Bernini che dopo poco finite di costruire cadono già a pezzi o sono già infiltrate di acqua e umidità: gli abitanti dei comitati hanno affermato basta con quei meccanismi utili a qualche dirigente delle istituzioni ed ai padroni delle aziende che vincono appalti al ribasso!
Nel corso della protesta la dirigenza dell’Apes, allarmate dal corteo selvaggio nel quartiere si è tenuta a distanza in maniera patetica dal corteo, con la paura di essere inseguita…

Mercoledì – Sant’Ermete, San Marco, San Giusto, La Cella
Sant’Ermete, San Marco, San Giusto, La cella: dalle 14 di pomeriggio alle 18 di mercoledì 19 novembre questi quartieri si sono riversati in strada per denunciare il pericolo di morte costituito dal cavalcavia della zona. Incidenti frequenti (uno anche lo stesso pomeriggio) e denunce che vanno avanti da anni, hanno portato l’esasperazione di più di 60 persone della zona a bloccare con tanto di copertoni ed altro materiale la zona! La richiesta è chiara: l’unico passaggio e collegamento di questa parte di Pisa Ovest con il centro è una passerella senza illuminazione, senza marciapiedi, senza manutenzioni… il Comune deve fare subito i lavori! Questa richiesta è stata avanzata in tante sedi e occasioni: l’ultima fu il consiglio di Circoscrizione aperto conquistato dal Comitato di Sant’Ermete lo scorso 23 settembre… le risposte istituzionali sono sempre le stesse… “ora faremo qualcosa, i soldi non ci sono, blablabla”. La rabbia è scattata anche dall’annuncio dell’investimento di ben 13 milioni di euro che la Sat, azienda dell’aeroporto, darebbe a Pisa per compensare il territorio della recente privatizzazione delle quote a favore di un Magnate Argentino… solo che questi soldi non sono destinati a riqualificare le periferie né a mettere in sicurezza il territorio! Oltre il danno la beffa! Infatti la scusa “non ci sono i soldi” non regge, ed è per questo che il blocco determinato è andato avanti molte ore fintantochè il Prefetto e il dirigente del comune non hanno accettato di incontrare una delegazione dei comitati.

Giovedì – Mobilitazione di tutti i quartieri
Di fronte all’organizzazione di questa spontaneità sociale, anche il livello mediatico cittadino non ha potuto far finta di niente. Interviste sulle televisioni locali, articoloni da prima pagina sui quotidiani, hanno percorso in contro tendenza il dibattito nazionale costruito dal Potere sulle periferie che da dieci giorni cerca di infiammare glia animi del paese. Da Tor Sapienza a Milano; dal disagio sociale alle occupazioni abusive, la rappresentazione mediatica delle periferie è stata quella in negativo generata dalla guerra tra poveri. Solo le resistenze e gli scontri degli ultimi giorni, in particolare a Milano, hanno fatto emergere una realtà di conflitto e lotta che inizia ad incrinare questa immagine di “degrado”. Ed a Pisa, chi ricercava il “degrado” nella guerra tra poveri, lo ha visto invece combattere da un corpo sociale unito contro le speculazioni della politica istituzionale e la sete di profitto imprenditoriale! Ai giornalisti che cercavano il sensazionalismo dell’abusivo occupante, è stata data immagine reale delle lotte per far assegnare le case vuote, lotte di picchetti anti sfratto e di presidi contro il sovraffollamento!
Giovedì pomeriggio queste rappresentazioni del reale si sono ritrovate per un’ulteriore appuntamento collettivo sotto il palazzo del Comune in Banchi. Una mega torta di carta pesta è stata messa dentro il comune… “la torta la vogliamo tutta”! Questo slogan ha accompagnato interventi dei singoli comitati che hanno annunciato la nascita del “coordinamento dei quartieri popolari riuniti” affinchè nelle prossime settimane cresca il Movimento delle periferie per ottenere le rivendicazioni incarnate dalle proteste degli ultimi giorni. Forze di polizia e carabinieri in imbarazzo a protezione ridicola del Comune hanno fatto per l’ennesima volta i conti con la determinazione di un soggetto popolare e di massa in formazione che ha tutta l’intenzione di auto-rappresentarsi e di decidere i propri passi per ottenere casa, reddito e dignità.

Di fronte a possibili tensioni, i portoni del Comune sono rimasti aperti e l’assessore comunale alle politiche abitative Zambito, per conto del Sindaco, è scesa ad incontrare il presidio. Le è stato consegnato lo Statuto del Coordinamento con la richiesta immediata di entrare nella Commissione Erp. L’assessore ha dato il suo parere positivo, da verificare in questa settimana.

Di sicuro il risultato sta nella consapevolezza che si può strappare, avanzare, ottenere quando la posta in palio è la produzione di un movimento sociale di massa che ha ben chiaro quelle che sono le proprie rivendicazioni e controparti! Nessuna guerra tra poveri, nessun politicismo né compromesso utile alla gestione dell’esistente. Il coordinamento dei quartieri riuniti è un passaggio di questo movimento poiché si basa sul riscatto e la partecipazione reale e conflittuale degli abitanti.. e questo in tanti lo stanno iniziando a capire.