Uno sfratto a Roma, uno dei tanti, nel quartiere Centocelle; nessun margine di contrattazione con la proprietà, assenza (che non stupisce affatto) di qualsiasi mediazione istituzionale. Una situazione a cui purtroppo siamo abituati e che di fronte alle minacce delle forze dell’ordine spesso si conclude con la resa dell’inquilino. Solo che stavolta non è andata esattamente così.
Da una parte la rigidità di Farook, sotto sfratto per morosità incolpevole, la volontà di non uscire se non con un’alternativa degna; la determinazione e la dignità dei suoi compagni di lotta che, armati dei propri corpi, presidiavano la strada. Dall’altra solo la brutalità della polizia.
La risposta spropositata della celere, le botte, la caccia all’uomo (“prendetene uno” si sente urlare nel video), i lacrimogeni lanciati con naturalezza nell’atrio e nelle scale del palazzo, sono un inno di obbedienza ai dettami della proprietà privata; ma soprattutto rappresentano la necessità, da parte di un potere arrogante, di troncare, punire, piegare qualsiasi ipotesi di resistenza per evitare che possa diffondersi.
Se non puoi pagare devi essere escluso dall’accesso ai diritti. Se ti ribelli devi essere punito.
Farook si è ribellato, ha deciso di non uscire di casa, ed allora la risposta si è fatta brutale; cosa succederebbe infatti se questa non rappresentasse un’eccezione, ma divenisse pratica comune fra gli sfrattati? Come un novello Spartaco che si ribella alle catene, Farook doveva essere stroncato prima che altri disperati pensassero di seguire il suo esempio.
Di fronte alla denuncia degli attivisti sulla violenza utilizzata durante lo sfratto, la questura ha negato; poi, però, quando un video ha iniziato a circolare in rete, vi è stata l’ammissione dell’uso dei lacrimogeni (giusto un paio…). L’assessore alla casa di Roma si è agitato, d’un tratto scomodo sulla sua poltrona, ha tentato un’arrampicata sugli specchi, evidentemente in difficoltà: anche per lui la resistenza di Farook è una minaccia, una possibilità da scongiurare.
E’ possibile che il rito macabro dei centinaia di sfratti quotidiani a cui siamo abituati, si trasformi in un rito, molto più salubre, di centinaia di barricate? Quanti assessori e quanti sindaci si agiterebbero, allora, sulle loro poltrone? Quanti ne cadrebbero di sotto? Quanti padroni di casa e ricchi proprietari inizierebbero a sudare freddo, colpiti nei propri interessi?
Non stiamo evocando scenari di fantasia, ma immaginando un orizzonte del possibile. Tutto da costruire. E Farook e i suoi compagni di lotta ci hanno mostrato una strada.
Che ogni sfratto, dunque, sia una barricata!
prendocasa_pisa