Pisa: famiglie di Prendocasa verso l’autoriduzione dell’affitto

Oggi decine di famiglie del Progetto Prendocasa hanno presidiato l’Ufficio Casa del comune di Pisa, per partecipare al bando della morosità che la Regione Toscana pubblica ogni sei mesi per tamponare centinaia di situazioni di emergenza abitativa.

Il bando della morosità, così come lo sono i contributi all’affitto, è lo strumento con il quale le istituzioni, a fronte dell’emergenza abitativa, pacifica un’esplosione sociale che potenzialmente potrebbe intaccare, in termini di conflitto, la governabilità del territorio mettendo così a repentaglio i meccanismi di accumulazione e profitto dei soliti noti palazzinari e costruttori come Bulgarella e Pampana nella città di Pisa.

Il nuovo Piano Casa del governo Renzi infatti, và proprio in questa direzione, incrementando i finanziamenti pubblici a questo tipo di strumenti e confezionando l’articolo 5 per mettere i bastoni tra le ruote a migliaia di persone che, aggregate ed organizzate nei movimenti di lotta per la casa, occupano le migliaia di case sfitte dei palazzinari di turno.

La giornata di oggi ha segnato un punto importante per il percorso che il Progetto Prendocasa sta costruendo, per abbattere la logica della rendita immobiliare che continua a rendere profitti immensi ad una cerchia ristretta della “casta del mattone” .

Il percorso di lotta del movimento per il diritto all’abitare pisano vede le famiglie sotto sfratto che hanno un reddito minimo, costruirsi un rapporto di forza verso i proprietari di casa molto ricchi, tramite i picchetti antisfratto e utilizzando il bando della morosità come ricatto verso la proprietà. Questi passaggi sono necessari per imporre nella stipula del nuovo contratto di affitto, un canone agevolato che sia sostenibile per gli inquilini.

A partire quindi dalla difesa dello sfratto, le famiglie resistenti partecipano al bando della morosità che prevede il pagamento del debito contratto utilizzando soldi pubblici stanziati dalla Regione, per poi costruire un tavolo di trattativa con i proprietari, dove discutere di un nuovo contratto più basso.

In caso non ci fosse la disponibilità della proprietà ad accettare le richieste delle famiglie, queste ritireranno la domanda e continueranno la difesa dello sfratto fino all’ottenimento di un alloggio popolare oppure riproporranno un affitto sociale nel prossimo bando della morosità.

Questi mesi vedono sperimentare alcuni passaggi importanti per la costruzione di un percorso di autoriduzione che ha la prospettiva di massificare e radicare la pratica del non pagare, per questo è importante individuare quelle zone dove speculatori e palazzinari hanno investito i loro capitali, spalleggiati dai loro amici politici che a forza di varianti urbanistiche gli permettono di costruire indisturbati ed arricchirsi sulle spalle di migliaia di persone impoverite dalla crisi.