Pisa, piovono denunce: ma è già tempo di primavera

Questa mattina sui quotidiani locali è uscita la notizia dell’arrivo di diverse denunce per i “giovani” del Progetto Prendocasa e controlli dei documenti di soggiorno per le famiglie migranti presenti al picchetto antisfratto del 12 marzo scorso. Di seguito pubblichiamo il comunicato di risposta di Prendocasa ed alcuni link che risalgono alla cronaca di quella giornata dove, senza la lotta e la partecipazione di decine di persone che vivono la crisi e l’emergenza abitativa sulla propria pelle, la famiglia di Nazma adesso sarebbe in mezzo alla strada senza nessun’altra soluzione concreta.

Mobilitazioni contro sfratti a Cisanello e Cascina  (infoaut)

Picchetto antisfratto e corteo attaccano la rendita a cisanello (infoaut)

Via del Sanguigno, picchetto anti-sfratto: pioggia di denunce (pisatoday)

Puntuale come un orologio arriva la nota della questura di Pisa a prendere posizione sull’emergenza abitativa in città, ed a rimarcare l’uso politico e strumentale della magistratura: “denunce a 7 attivisti di Prendocasa e controlli per verificare la posizione di altre persone extracomunitarie che hanno partecipato ai picchetti anti sfratto”. L’accusa: “aver respinto fisicamente polizia e ufficiale giudiziario dall’esecuzione di sfratto, trasformando in maniera violenta e pericolosa una situazione delicata”.
E’ importante sottolineare per noi i fatti del 12 marzo 2014 ed arrivare a ribadire delle conclusioni che dovrebbero essere note alla questura ed ai dirigenti delle forze dell’ordine di questa città.

I FATTI:

– Lo sfratto di Nazma aveva ottenuto un rinvio di un mese grazie alla mobilitazione di decine di famiglie che a febbraio avevano strappato la richiesta di stabilire un tavolo d’incontro tra servizi sociali cui Nazma sta seguendo un percorso, e la proprietaria dell’appartamento di via del sanguigno.

– La proprietaria della casa di Via del sanguigno, affittata a 750 euro al mese, possiede altri 35 appartamenti: per questo la richiesta è quella di sospendere lo sfratto partecipando al bando della morosità in vista di un contratto di affitto sociale.

– In questo mese Nazma, che è inserita nella graduatoria di casa popolare con punti alti, ha fatto domanda di sospensione della forza pubblica alla commissione gestita dal prefetto, SENZA OTTENERE ALCUNA RISPOSTA.

– Il giorno prima della data dello sfratto, i servizi sociali hanno contattato la famiglia di Nazma, comunicando che era stato accordato con l’avvocato della proprietà V. un SICURO RINVIO DI UN MESE.

– La mattina del 12 marzo, allo sfratto non si presenta né l’assistente sociale (che risulta irreperibile), né l’ufficiale giudiziario con l’avvocato della proprietà per confermare un rinvio. Bensì un plotone di decine di agenti COMANDATE dall’avvocato V.. A quel punto le famiglie del progetto Prendocasa chiedono il rispetto degli accordi stipulati; la risposta è un tentativo di aggressione nei confronti delle famiglie che difendevano l’accesso della porta del condominio di Nazma.

– L’ufficiale Giudiziario D.C., aveva già provato ad eseguire in maniera aggressiva al primo accesso, senza comunicazione precedente, lo sfratto di Nazma. Questo Ufficiale Giudiziario sistematicamente ogni volta che si presenta ad eseguire il suo lavoro per conto di grossi proprietari, conduce in maniera violenta, arbitraria ed a senso unico i provvedimenti; senza cercare una risoluzione pacifica della vicenda.

– La questura accusa di essere stata spinta e offesa dal picchetto. Dai video si nota chiaramente la ricerca dello scontro da parte dell’avvocato, di D.C. e il comportamento determinato ma pacifico di tutte le famiglie del progetto. Gli urli di “vergogna” ed il riepilogo della storia corrotta che stava portando al tentativo di esecuzione dello sfratto, sono state le uniche frasi enunciate dal picchetto.

– I picchetti anti sfratto, assieme alle altre forme di mobilitazione, sono pratiche che si stanno moltiplicando e che ad oggi rappresentano un’alternativa alla violenza, all’abuso, all’avidità del mercato immobiliare che produce un’emergenza sociale di 1200 sfratti nella sola città di Pisa a fronte di 5000 e più case sfitte e invendute.

LE CONCLUSIONI:

– Nella nota della questura si esplicita che l’unica soluzione data alle famiglie che vogliono difendere dei diritti sacrosanti come quello alla dignità dell’abitare, è l’intimidazione. E’ vergognoso e inaccettabile il miope ed ipocrita tentativo di dividere in italiane e straniere le famiglie che si mobilitano da anni per ottenere la casa, giocando in maniera criminale su un presunto “ricatto” del permesso di soggiorno. Questo non può essere usato come arma di controllo e minaccia per sopportare abusi e accettare la violazione dei diritti elementari. Ancora una volta: NON SIAMO I VOSTRI SCHIAVI, MA LOTTIAMO PER QUELLO CHE CI SPETTA. Rispediamo al mittente quindi ogni prova di intimidazione: la prossima volta saremo ancora di più.

– Quando ci sono in mezzo interessi economici alti, come quelli RAPPRESENTATI dai milioni di euro della proprietaria A.V., non si guarda in faccia a nessuno. C’è un problema di CORRUZIONE istituzionale a favore dei potenti. E su questo ci adopereremo per denunciarne tutti gli infami meccanismi. Non si esita a buttare in mezzo alla strada nessuno quando in mezzo ci sono tanti soldi, contravvenendo anche alle stesse leggi prodotte da queste istituzioni (che fine ha fatto la commissione prefettizia per la graduazione degli sfratti?).

– C’è una polarizzazione in atto nella nostra città: da una parte sempre più persone prendono fiducia nelle possibilità di reagire e di organizzarsi contro la povertà, mettendovi la faccia e la dignità, costruendo democrazia e progetti reali per combattere la crisi; dall’altra aumenta la violenza della rendita immobiliare e dei suoi scagnozzi: si sentono minacciati ed allora giocano la carta della intimidazione e della repressione. Nel mezzo ci stanno istituzioni e forze politiche e sociali. Sarà nostro compito nei prossimi giorni mettere al centro del dibattito pubblico e politico l’emergenza abitativa e la necessità di politiche per il reddito che combattano la rendita e l’appropriazione indebita della ricchezza da parte dei soliti noti: costruttori, palazzinari, banche.

– Debole e spuntata è la contrapposizione legalitaria alle vertenze prodotte da Prendocasa. La legittimità dei picchetti, delle pratiche di autoriduzione dell’affitto, di riappropriazione di spazi e immobili abbandonanti al degrado, è già senso comune, esattamente quanto lo è l’ingiustizia di regole create ad arte per CONSENTIRE UN’EMERGENZA ABITATIVA CHE VEDE AFFITTI STRATOSFERICI E SALARI DA FAME; MIGLIAIA DI SFRATTI E MIGLIAIA DI CASE VUOTE; SACRIFICI PER MOLTI E PRIVILEGI PER I SOLITI.
Rilanciamo da subito la partecipazione attiva e collettiva a difesa dei diritti e dei bisogni sociali minacciati dalla crisi. Chiediamo a tutte le forze politiche e sociali di esprimersi e partecipare ai prossimi appuntamenti di mobilitazione, al fine di ottenere una sempre più necessaria e impellente trasformazione sociale. Fino a quando ci sarà l’utilizzo di decine di poliziotti e carabinieri per sfrattare delle famiglie e garantire affitti da 750 euro per case in periferia, ci saranno picchetti sempre più numerosi e determinati.

1. Pretendiamo l’immediata revoca di TUTTE LE DENUNCE contro i picchetti anti sfratto

2. Pretendiamo la moratoria degli sfratti per morosità incolpevole per un periodo di almeno 6 mesi

3. Pretendiamo l’immediata realizzazione di un Piano Straordinario contro l’emergenza abitativa, che metta mano alla risorse pubbliche e private per un’equa redistribuzione, cominciando dal patrimonio pubblico esistente sfitto; e che conduca alla stipula di un nuovo contratto di affitto sociale, che dimezzi il costo degli affitti a libero mercato.

Piovono denunce sì, ma è già tempo di primavera… ci vediamo nelle piazze.
Progetto Prendocasa
Famiglie in emergenza abitativa