Pisa – Sta crescendo la mobilitazione dei disoccupati e delle famiglie dei quartieri popolari che in questi giorni stanno assediando i diversi supermercati della città. Sabato scorso una manifestazione a cui hanno partecipato circa 200 persone aveva raggiunto la Pam di via Pascoli in Corso Italia. Questo pomeriggio durante l’ora di pranzo, una cinquantina di famiglie del Progetto Prendocasa e del quartiere di Sant’Ermete hanno fatto visita alla Coop e successivamente alla Pam di Cisanello.
Le famiglie e i giovani dei quartieri hanno riempito i carrelli di beni alimentari e hanno bloccato le casse dei supermercati. Con megafoni e cartelloni hanno richiesto di parlare con i direttori dei supermercati. Durante il blocco è stato volantinato il progetto della mensa popolare di Sant’Ermete che gli abitanti del quartiere hanno intenzione di allestire se riceveranno i buoni spesa dalle grandi catene dei supermercati della città.
In questi tre picchetti di questi giorni, i direttori sono stati invitati ad un incontro convocato per il 20 gennaio, a cui i manifestanti richiedono la partecipazione anche degli assessori al sociale e al commercio Sandra Capuzzi e David Gay, per discutere sulle richieste dei disoccupati.
Questa protesta sta riscuotendo una buona partecipazione e curiosità delle persone che si trovano nei supermercati nei momenti dei blitz: anche oggi tanta gente rimasta bloccata ed i cassieri che lavorano, hanno preferito mettersi dalla parte di chi pretende cibo e reddito applaudendo durante gli interventi senza polemizzare per il disagio.
I picchetti anti-crisi ai supermercati continueranno anche nei prossimi giorni: il 24 dicembre, per la vigilia di natale, è prevista un’altra mobilitazione in tutti i supermercati della città.
Di seguito pubblichiamo il progetto della mensa popolare di Sant’Ermete:
Il comitato di quartiere di Sant’Ermete è attivo da molti mesi con l’intento di promuovere attività finalizzate all’arricchimento culturale, sociale ed economico per tutti gli abitanti del quartiere. In particolar modo tramite iniziative di monitoraggio e censimento della popolazione sociale abbiamo rilevato quanto siano insufficienti gli strumenti istituzionali di assistenza sociale volti a salvaguardare alcuni diritti fondamentali. La povertà nel nostro quartiere è fortemente in crescita ed aumentano vertiginosamente le persone che a causa della disoccupazione e della mancanza di reddito non possono permettersi una dieta alimentare dignitosa. Interi nuclei familiari rinunciano a un pasto al giorno, non soddisfacendo gli standard minimi dei principi nutritivi.
La crisi dovuta a licenziamenti e mancanza di un reddito minimo garantito viene acuita dall’aumento dei prezzi alimentari e di prima necessità. Le opere di carità esternalizzate dai servizi sociali a cooperative o ad associazioni di volontariato in molti casi intensificano il fenomeno sociale dell’assistenzialismo, aggravando l’isolamento, la mancanza di stima e di fiducia nei propri confronti e la ricattabilità sociale.
Pensiamo che sia arrivato il momento di fare delle nostre capacità un utilizzo autonomo ed indipendente per soddisfare i nostri bisogni elementari: per questo pretendiamo che le grandi catene di distribuzione organizzata – che da anni tramite la liberalizzazione del commercio fanno enormi fatturati speculando sui bisogni primari – paghino un contributo sociale sotto forma di buoni spesa per i disoccupati. Da parte nostra ci vogliamo impegnare in attività di auto-produzione agricola; nella realizzazione di una spazio per la distribuzione di materiali di prima necessità per i bambini (pannoloni, latte, creme..) e nella produzione di una mensa sociale autogestita nel quartiere.