Pisa – Questo pomeriggio alcuni abitanti del quartiere popolare di S.Ermete che da più di un mese hanno occupato uno spazio popolare, hanno presidiato e volantinato al supermercato Coop della zona, per reclamare cibo per i disoccupati che non riescono ad accedere al consumo dei beni alimentari e sono quindi esclusi nell’accesso all’acquisto nelle grandi catene alimentari.
Costretti ad andare ai discount, dove la merce è di scarsa qualità, o alla Caritas che spesso distribuisce cibo scaduto, chi ha partecipato al presidio di oggi ha deciso di non sottostare più alla precarietà permanente, volendo dimostrare che tutti hanno il diritto al cibo.
L’obiettivo del presidio di oggi era quello di ottenere, in vista di una festa di quartiere che si terrà venerdì pomeriggio, del cibo per organizzare la merenda per i bambini del quartiere. Appena arrivati davanti alle porte del supermercato con cartelloni e volantini, la sicurezza privata ha contattato la direzione consigliandoli di non farsi trovare. L’unico interlocutore dei manifestanti sono state due dipendenti che hanno provato ad accogliere le richieste del presidio con la formula di una richiesta formale. La risposta degli abitanti di S.Ermete è stata quella di non voler più tollerare la gestione dei grandi supermercati che spesso e volentieri gettano nei cassonetti, interi pancali di frutta e verdura minimamente ammaccati ma sicuramente in buono stato e che quindi, questi alimenti, sfamerebbero decine e decine di famiglie. Dopo dieci minuti di discussione i manifestanti se ne sono andati, annunciando che sarebbero tornati, in tanti.
Il presidio di oggi è stato, per gli occupanti dello Spazio Popolare Occupato, un primo passaggio nel tastare il terreno nel reclamare reddito e dignità, rifiutando l’etichetta di poveri, esclusi e subalterni, valorizzando le proprie capacità nella direzione di creare conflitto e riappropriazione dei propri diritti, partendo dai bisogni di prima necessità.
La situazione che si sta creando in questo quartiere popolare, fa riflettere su come agire nei contesti impoveriti; partire dai centri di quartiere per territorializzare lotte che possano esprimere le potenzialità che hanno queste composizioni, ricomponendo un tessuto sociale che comprende giovani che abbandonano le scuole, disoccupati a vita, pensionati e bambini.