Pisa – Da un mese gli abitanti del quartiere popolare di S.Ermete si sono riappropriati di un piccolo casottino di proprietà del Comune, abbandonato da quindici anni, nel pieno centro del quartiere. Da subito tantissimi giovani, famiglie e anziani, si sono attivati per la ristrutturazione dello spazio rendendolo accessibile e aperto per costruire all’interno nuove forme di socialità di cui il quartiere – diventato ormai un “quartiere dormitorio” – necessita.
Questa nuova esperienza di riappropriazione parte direttamente dai bisogni degli abitanti della periferia che tutti i giorni devono fare i conti con uno stato di impoverimento altissimo, costretti a subire ingiunzioni di sfratto o il licenziamento dal posto di lavoro. L’occupazione avrà lo scopo di far emergere il protagonismo del precariato giovanile che si scontra quotidianamente con l’abbandono scolastico e l’impossibilità di trovare lavoro. Questa composizione giovanile ha già dentro di sé meccanismi latenti di ribellione, ma necessita di essere sviluppata e incanalata in forme autonome di lotta per il reddito e la dignità.
L’altra composizione sociale che vive il quartiere è quella delle giovani coppie e delle famiglie, impossibilitate ad accedere ai beni di consumo o talvolta ai beni di prima necessità come gli alimenti. Emerge sempre di più l’esigenza di costruire piattaforme rivendicative per la riappropriazione di questi bisogni.
Proprio da questi bisogni sta nascendo la volontà di organizzarsi per combattere il proprio stato di precarietà permanente: in queste prime settimane di cooperazione sociale per la ristrutturazione dello spazio, sono state diverse le persone che si sono avvicinate per raccontare del proprio sfratto o dell’impossibilità nel fare la spesa al supermercato per mancanza di reddito. Da qui l’esigenza di aprire uno sportello per organizzare lotte che reclamino reddito direttamente dal centro di quartiere.
E, dopo un mese di intensi lavori ma anche di nuove relazioni sociali che nascono e si riscoprono tra gli abitanti di S.Ermete, ieri sera c’è stata l’inaugurazione del casottino con una cena in piazza tra i palazzi. Più di cento persone hanno partecipato ad una cena auto-finanziata, ma soprattutto la serata è stata caratterizzata dalla volontà di tanti e tante abitanti che hanno portato dalle proprie case sedie, tavoli e griglie in piazza per allestire la cena oppure hanno messo a disposizione le proprie abitazioni e i propri fornelli per la preparazione della cena.
In un clima popolare dove bambini, giovani, famiglie e anziani si ritrovano tutti insieme per fare i lavori o la preparazione di una cena: è così che si aprono nuovi spazi di ricomposizione sociale, dove invece nella quotidianità sono troppe le contraddizioni e le separazioni di genere o generazionali.
Partire quindi dai centri di quartiere per costruire forme autonome di conflitto e organizzazione per la conquista di reddito, diventa oramai necessario e fondamentale per dare una risposta concreta ai meccanismi di esclusione sociale e alla crisi, con la prospettiva che queste nuove dinamiche ricompositive possano essere replicabili anche in altri contesti impoveriti.