Pisa – Oggi è stata una giornata significativa di mobilitazione. Decine di persone sotto sfratto, insieme al Progetto Prendocasa, hanno manifestato con cartelloni, striscioni e tende presso la Società della Salute – zona pisana. Dalle 9 di mattina fino alle 13 la variegata presenza di donne e uomini che vivono l’emergenza abitativa ha messo in luce la mancanza istituzionale di risposte e di strumenti al fenomeno dell’emergenza abitativa. Circa mille sentenze di sfratti esecutivi, a fronte di migliaia di case sfitte e di decine di immobili pubblici messi in vendita nei vari piani di alienazione portati avanti per favorire le solite speculazioni private.
Il presidio è stato un momento in cui per la prima volta decine di “utenti” dei servizi sociali hanno preso parola direttamente protestando contro l’assoluta inadeguatezza delle risposte che provengono dal fronte delle istituzioni. Significativa la scelta della “controparte”. Dopo centinaia di sfratti difesi, e decine di occupazioni abitative, il movimento Prendocasa assieme alle famiglie sotto sfratto ha deciso di denunciare il ruolo che la Società della Salute copre nel sopperire la cronica mancanza di una progettualità che garantisca il diritto alla casa per migliaia di persone. Questa Società della Salute, rappresenta il processo di privatizzazione del sociale: un consorzio tra enti locali, comuni, ed azienda sanitaria con decine di cooperative cui sono stati esternalizzati tutti i servizi sociali: dalle Residenze Sanitarie Assistite per anziani, fino all’ambito socio educativo. La protesta di stamani delle famiglie sotto sfratto spiega quanto negli anni questo processo abbia raggiunto anche l’ambito del “diritto alla casa”. I cartelloni e gli striscioni di protesta, gli slogan e le rivendicazioni espresse hanno messo in evidenza quanto il “Servizio Sociale” sia oramai un “welfare del privato”. Di fronte a sfratti e mancanza di reddito sociale, le risposte di queste istituzioni si limitano a garantire gli interessi dei proprietari di casa e di albergatori privati con contributi che vanno dritti dritti in quelle tasche a foraggiare la rendita immobiliare. A fronte di questo la richiesta è stata chiara: “Case e reddito subito!”.
La protesta è rivolta contro l’arbitrarietà dei parametri di accesso allo status dell’ “emergenza abitativa”, ed alla qualità di questi provvedimenti. Più in profondità è un senso di ingiustizia e di esclusione sociale ad essere associato a questa istituzione: a fronte di una mancata redistribuzione di reddito, il welfare si riduce al gestire le “briciole” delle risorse, ed il solo modo per evitare una ribellione fino ad oggi è stato quello di scaricare verso gli utenti queste tensioni, introducendo come elementi che caratterizzano il rapporto tra assistiti ed assistenti “sensi di colpa”, individualismo e rassegnazione.
La giornata di oggi è stata quindi anche un momento di “liberazione” dalla paura. “Protestare” di fronte ai servizi sociali significa anche e soprattutto esporsi e le famiglie seguite dagli assistenti sociali hanno dimostrato di aver ben chiaro che per ottenere un presente e futuro dignitoso non si può far altro che lottare, e spingere anche gli operatori sociali a farlo, a ribellarsi al continuo taglio delle risorse destinate a pagare opere inutili (come il people mover) e debiti alle banche.
Nel corso della conferenza stampa il Progetto Prendocasa ha mostrato le “proprie” soluzioni all’emergenza abitativa: “che la crisi la paghi chi fino ad oggi si è arricchito sui nostri bisogni!”. Blocco degli sfratti ed immediato utilizzo degli immobili pubblici a fini di residenze sociali in attesa di case popolari, ad oggi destinati alla vendita a favore dei soliti palazzinari. Una proposta sostenuta con l’appello “stopemergenzabitativa“ che si propone di aprire una vertenza sociale diffusa in città per la riappropriazione del diritto alla casa.
Il presidio si è concluso con l’ingresso all’interno del palazzo di via Saragat e con l’incontro col direttore generale della società della salute Cecchi, sottoposto dell’Assessore al Sociale del Comune di Pisa Ciccone. Il progetto Prendocasa ha posto le proprie rivendicazioni, affermando la necessità di aprire immediatamente gli immobili pubblici e trasformarli in abitazioni e residenze sociali per l’emergenza abitativa. Le difficoltà di controbattere da parte del Direttore Cecchi indicano “il vicolo cieco” nel quale si trovano le Istituzioni: o si trovano risorse (togliendole a chi ne ha troppe), oppure i servizi chiudono”. La realtà della crisi – una volta che diventa direttamente protagonista delle proprie scelte – impone dei cambiamenti. Le proposte sostenute dall’appello “stopemergenzabitativa” saranno infatti discusse martedì 16 aprile durante la prossima riunione dei sindaci, l’organo decisionale della Società della Salute. Ma soprattutto iniziano a dar vita ad una vera e propria mobilitazione sociale per il reddito e la dignità. In occasione infatti di questa discussione verrà lanciato un ulteriore presidio sotto la SdS.
Prossimo appuntamento cui parteciperà Prendocasa sarà l’assemblea pubblica di venerdì 12 aprile al circolo arci di Riglione, in cui diverse realtà di lotta organizzeranno “la settimana per il reddito garantito“.