APPELLO STOP EMERGENZA ABITATIVA

seaIn assenza di una redistribuzione sociale (ed anzi in presenza di una vera e propria “rapina” sociale, dato che i fondi che vengono tagliati a noi non spariscono nel nulla ma vanno ad ingrassare banchieri, dirigenti e politici di alto grado) i servizi sociali sono condannati a farci scannare tra di noi per delle briciole. Al moltiplicarsi delle esecuzioni degli sfratti non segue nessun provvedimento degno di esser chiamato d’emergenza, tanto meno di progettualità alternativa a quella vigente. Bensì le Istituzioni sociali e politiche nel suo complesso ripropongono pari pari le stesse ricette che hanno condotto a questa situazione. Sempre meno famiglie riescono a pagare affitti da rapina: l’esplosione sociale è solo rimandata e governata scaricando verso il basso tensioni e frustrazioni, introducendo sentimenti di colpa e infondendo paura di ritorsioni e di pene più grandi nel caso qualcuno osi ribellarsi.

Tutti i provvedimenti di “assistenza” in realtà non riguardano i nostri bisogni, bensì – a vario titolo – i “proprietari, gli imprenditori, i privati”.

Ad esempio, se veniamo “giudicati” da un’apposita commissione in “emergenza abitativa”, le risposte che ci vengono prospettate tendono a risolvere “la crisi” degli imprenditori immobiliari e dei padroni di casa, piuttosto che i nostri. Le alternative, a seconda del “grado” di disperazione, possono essere:

– l’inserimento in strutture residenziali private (tra l’altro l’unico convenzionato è a Stagno, nella Provincia di Livorno, neanche collegato con la città da mezzi di trasporto pubblici!) – pagate dall’assistenza sociale coi soldi pubblici – per un periodo di pochi giorni o settimane;

– la concessione di prestiti “una tantum”;
– il pagamento di parte della “morosità” accumulata nei confronti dei proprietari di casa;
– un contributo straordinario all’affitto al massimo della somma di 200 euro mensili per tre mesi rinnovabili al massimo di altri tre mesi, in abitazioni reperite autonomamente (che non vengono mai affittate da Agenzie né da Privati a chi non possiede “almeno” un contratto di lavoro a tempo indeterminato);
– l’inserimento nelle liste dell’agenzia casa, ovvero in abitazioni di proprietà private, prese in affitto dal Comune e subaffittati a canoni leggermente inferiori di quelli di mercato a nuclei in precarietà abitativi. Oltre a buoni pasto erogati mensilmente con cui “pagare” generi alimentari presso i supermercati Coop.

Tutti questi provvedimenti sono accomunati dal fornire risposte temporanee, insoddisfacenti nella misura in cui soddisfano l’esigenza di “incasso” da parte dei Proprietari di case o di residence ed in breve periodo ripristinano una situazione di precarietà e grave disagio abitativo.

Noi vogliamo invertire la tendenza, ed iniziare a riprenderci quello di cui abbiamo bisogno!

Partiamo dall’emergenza abitativa: è inaccettabile che l’unica soluzione a fronte di 800 famiglie sotto sfratto esecutivo sia quella di un ostello per una settimana a Stagno, o un contributo per pochi mesi di 200 euro per un affitto che nessun padrone di casa è disposto a farci, per mancanza di “requisiti”.

Le istituzioni ci dicono che non hanno a disposizione case ed immobili. Ma noi sappiamo che NON E’ VERO! Sono centinaia gli alloggi comunali tenuti vuoti o messi in vendita. Migliaia se inseriamo quelli tenuti sfitti dai soliti grandi palazzinari cui è stato permesso di costruire, cementificare e arricchirsi in tutti questi anni. E sono decine gli immobili pubblici (ex uffici, alberghi, etc..) inseriti nei piani di alienazione, in cui invece potremo costruire delle residenze sociali per l’emergenza abitativa.

Noi vogliamo che siano utilizzati e messi a disposizione per tutti quelli che ne hanno il bisogno.

Nuclei in emergenza abitativa
Progetto Prendocasa Pisa