Rinvio di sfratto ad una lavoratrice Sodexo. L’emergenza abitativa dilaga

Non finiscono mai di lottare le lavoratrici Sodexo: che si parli di lotte collettive sul posto di lavoro contro i licenziamenti oppure di resistenza personale agli sfratti, la necessità di reagire alla crisi diventa sempre di più vera prospettiva di vita da socializzare, organizzare e massificare.

Questa mattina infatti, l’ufficiale giudiziario ha suonato alla porta di una famiglia con due bambini che abita nel quartiere di Cisanello, rinviando lo sfratto al 18 giugno, grazie al sostegno del Progetto Prendocasa ma soprattutto alla determinazione della giovane coppia. Questa famiglia, a cui è stato notificato lo sfratto per morosità, ha resistito alle minacce incessanti del proprietario di casa ed ha trovato la forza per reagire ad uno stato di abbandono totale da parte degli assistenti sociali. Queste istituzioni iniziano ad essere la prima controparte che si trovano di fronte le famiglie senza reddito: nessuna soluzione concreta, nessuna proposta di aiuti economici ma soprattutto, la gestione dei servizi diventa sempre di più meccanismo e dispositivo di esclusione sociale. I parametri per accedere ai sostegni economici, paradossalmente, escludono chi ha reddito zero o Isee troppo basso, facendo crescere sempre di più il numero delle persone escluse. L’atteggiamento arrogante di chi lavora nei servizi sociali conferma il clientelismo di questo servizio che va nella direzione di calpestare e negare qualsiasi diritto.

Inoltre continua ad essere più evidente la malagestione dell’amministrazione comunale, la quale continua a sbandierare le sue politiche abitative e sociali ma non rispecchia assolutamente la realtà. Sono decine gli appartamenti popolari costruiti nel quartiere popolare Cep, abitazioni mancanti degli impianti elettrici e idraulici. Le case sono state assegnate alle famiglie in graduatoria ma non possono essere consegnate perchè non terminate. Allo stesso tempo continuano ad essere sempre più le case sfitte popolari nei quartieri, rimaste vuote a causa dei decessi degli anziani abitanti; il comune non ha nessuna intenzione di rimetterle a disposizione, favorendo così il mercato privato.

Partendo da questi micro-conflitti quotidiani, dalla difesa degli sfratti e dalle situazioni di scontro individuale con i servizi sociali diventa necessario costruire “momenti” e “movimenti” ricompositivi anti-austerity direttamente nei luoghi dove i diritti vengono negati, direttamente con il protagonismo di chi viene escluso.