Pisa – Vistosi negare la concessione di uno spazio pubblico da Comune e circoscrizione, ed addirittura di uno spazio in affitto, per poco chiari cavilli burocratici, il Comitato di quartiere Cep ha comunque svolto la festa di carnevale occupando il giardino della ex-polveriera; enorme partecipazione del quartiere sia alla festa che all’assemblea che l’ha seguita.
Mai il problema della mancanza di spazi sociali si è manifestato in maniera così evidente nel quartiere del Cep. Da una parte le varianti urbanistiche che stanno espropriando e distruggendo uno degli ultimi spazi veramente vissuti dalla popolazione, i campini sui cui stanno costruendo delle nuove abitazioni; dall’altra l’assoluta impossibilità da parte dei cittadini di accedere a spazi pubblici (numerosi quelli inutilizzati), e spesso anche quelli privati vengono concessi in maniera poco chiara.
Alla fine anche una semplice festa di carnevale si è dovuta sostenere sull’occupazione di una piazza, visti i ripetuti dinieghi della pubblica amministrazione e l’improvviso dietro front dei gestori di uno spazio per cui sarebbe stato versato un affitto.
La partecipazione non ne ha risentito, complice anche il bel tempo, e decine e decine di persone hanno affollato il giardino di fronte all’edificio della ex polveriera. Costumi, giochi, cabaret, musica, ma anche striscioni e volantini, la presenza dello sportello del Progetto Prendocasa e degli occupanti della tendopoli di Piazza Dante; e di nuovo, come già era successo ad halloween, il quartiere ha mostrato la sua recettività ed il bisogno di momenti di aggregazione reale come questo.
Alla festa è seguita un’importante assemblea dove tanti abitanti hanno potuto prendere parola per denunciare i problemi di vivibilità che ogni giorno subiscono sulla propria pelle; non solo la mancanza di spazi, ma anche gli sfratti e i problemi abitativi, la disoccupazione e la precarietà, l’abbandono più totale da parte delle istituzioni.
Questa sfiducia sempre crescente, questa svalutazione delle vite delle persone, portano in sè però il seme del riscatto sociale; solo confrontandosi e organizzandosi, come sta iniziando a fare il comitato, queste tensioni possono tramutarsi in armi per ribaltare la crisi.