Il corriere del quartiere (25/11/2011)

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Torniamo a scrivere questo giornalino perché pensiamo che scrivere e comunicare con tutte le famiglie del quartiere sia la cosa più importante; dobbiamo trovare spazi e momenti dove lavorare, riunirsi, parlare dei problemi del cep e organizzarsi per evitare uno scempio totale da parte delle istituzioni ai danni nostri; tutti insieme potremmo uscire da queste situazioni catastrofiche.

Teniamo a precisare che non pratichiamo politica in qualche partito, non pensiamo assolutamente che il governo che in questi giorni si è succeduto a quello Berlusconi, farà mai qualcosa per portare i lavoratori e gli studenti a una condizione di vita migliore di quella che fino adesso ci è stata data.

Questo quartiere particolarmente ha sentito in maniera veramente forte la crisi di questo periodo; noi ragazzi, che da due mesi abbiamo iniziato ad organizzarci, ci sentiamo senza un futuro, e ci fa schifo essere ricondotti solo a degrado e insicurezza, mentre nessuno parla di quello che ci è stato tolto: lavoro, istruzione, e spazi sociali nel quartiere… ormai sono un lontano ricordo.

Molti di noi che stanno facendo questo lavoro di informazione per gli abitanti, e che hanno organizzato la festa di hallowen alla chiesa, sono disoccupati non perché non hanno voglia di andare a cercare lavoro, ma perché riusciamo a trovarlo; alcuni di noi lo hanno perso e in un periodo di crisi che colpisce solo le classi povere e disagiate non stanno passando un bel periodo.

Ma anche cercando di non pensare al futuro e concentrandoci sul presente, cosa abbiamo? Niente! L’unico spazio che avevamo ormai non c’è più e come ben sappiamo la vita generale del quartiere è lasciata in rovina, già da adesso.

La questione dei campini è stata probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso; gli spazi dove siamo cresciuti, che contribuivamo a gestire, organizzando ogni anno il torneo per Marchino, ci sono stati levati dall’amministrazione comunale, con promesse e menzogne, e sono stati coperti dall’ennesima colata di cemento. Sappiamo che il problema della casa è molto forte, ma non si può affrontare continuando a costruire nelle aree sociali dei quartieri popolari; in tutta la città sono tantissime le case e li immobili sfitti che potrebbero essere recuperati ed utilizzati.

I quartieri popolari hanno invece sempre più bisogno di spazi che possano essere attraversati da tutti, liberati dalla logica del commercio e del profitto, con progetti adatti a tutte le fasce di età. Uno spazio che ci permetta di far rinascere i sentimenti di unione e solidarietà reciproca. E’ anche per progettare e realizzare uno spazio del genere nel nostro quartiere che continueremo a riunirci e a lottare, perché ora più che mai, se non ci organizziamo noi per difendere i nostri diritti, chi lo farà?

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