Mandare polizia e carabinieri al posto di fornire risposte politiche ai problemi sembra ormai un refrain comune in Italia. Ultimo esempio oggi a Roma, dove le cosiddette forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa hanno cacciato con grande violenza alcune centinaia di precari, aderenti alla rete per il diritto all’abitare e dei sindacati di base che da questa mattina protestavano con un presidio all’interno di un cortile della Regione Lazio.
Almeno 400 i presenti, a sostegno di altri sette precari ancora adesso asserragliati sul tetto: sono un lavoratore dei canili comunali, un rappresentante sindacale di base dell’Usb e cinque esponenti del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, sia italiani che migranti, che chiedono al presidente Renata Polverini, un incontro per “discutere di varie questioni sociali, come quella abitativa, i rifiuti o l’erogazione dei fondi per il reddito minimo garantito”. I manifestanti, a mani alzate, si sono visti correre incontro decine di poliziotti che con manganelli, caschi e scudi li hanno cacciati fuori dalla Regione. Durissime le cariche, che hanno portato fra i cinque e gli otto i manifestanti feriti.
In risposta alle cariche i manifestanti hanno poi bloccato il traffico di via Cristoforo Colombo spostandosi in massa in mezzo alla strada. “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città” e “Uniti contro la crisi”: questo lo slogan urlato dai manifestanti, che si sono spostati il corteo attraverso il quartiere della Garbatella per poi tornare in Regione dove ci sarà un presidio tutta la notte. Intanto la repressione continua, persino in ospedale.
da: radiondadurto