Ieri, 11 febbraio 2010, più di
cinquanta persone si sono ritrovate in Via di Mezzo Sud, nel comune di Cascina,
ed hanno difeso uno sfratto per morosità di una famiglia.
La famiglia italiana è composta
da padre, madre, figlia e vive da più di un anno in questa casa: a causa del
licenziamento del padre e della precarietà lavorativa della figlia, i 600 euro
di affitto per un appartamento di 50 metri quadrati sono diventate impossibili
da pagare. Parte così l’iter dello sfratto, chiesto dai padroni della casa.
Nonostante l’inserimento, con punteggio di 9 punti, nella graduatoria per l’assegnazione
di casa popolare, la famiglia vive da sola tutto l’iter che la conduce al primo
sfratto esecutivo, dello scorso 4 febbraio. Proprio lo stesso giorno dello
sfratto muore prematuramente la seconda bambina della famiglia, partorita dopo
6 mesi di gravidanza in condizioni di grave trascuratezza del personale
medico-sanitario dell’ospedale di Pisa. Da quel giorno la famiglia è impegnata
in una lotta per ristabilire le vere cause del decesso della piccola bambina ed
accertare le responsabilità dei dottori nella dinamica generale di
trascuratezza e negligenza di questa triste vicenda. In questa situazione la prima proroga di una
settimana concessa alla famiglia dall’ufficiale giudiziario (sotto la pressione
della proprietà) appare ancora più
ipocrita e meschina. Non solo quindi alla famiglia è stato strappato il diritto
alla salute e alla cura, ma ha dovuto immediatamente fare i conti con la
prospettiva di essere buttata fuori di casa senza che gli fosse proposta alcuna
soluzione alternativa. L’ufficiale
giudiziario quindi aveva fissato lo sfratto esecutivo per giovedì 11 febbraio, con l’utilizzo della
forza pubblica in caso di resistenza. In tutta questa situazione di
crisi economica, sociale, di salute, le istituzioni di ogni tipo e sorta hanno
disertato completamente il loro ruolo di mediazione sociale, agevolando l’ulteriore
peggioramento di vita di queste persone: l’assistente sociale si è data malata
per numerose volte, l’ufficio casa del comune si è reso disponibile a fissare
un incontro con la famiglia solo dopo il 16 di marzo, ovviamente sapendo
dell’imminente esecuzione dello sfratto. Intanto l’assessore alla casa è stato
protagonista indiscusso nell’ultima settimana sui quotidiani locali, perché
imputato dalla procura in un’indagine che lo vedrebbe scambiare favori per far
entrare nelle case popolari in cambio di prestazioni di tipo sessuale, ed al
momento il suo ruolo istituzionale non è ricoperto da nessuno.
L’organizzazione della difesa di questo
sfratto, da parte del progetto prendocasa, è stata quindi l’unica soluzione per
il mantenimento di un tetto sulla testa per queste persone. Dalle 7 e mezzo di
mattina decine di persone si sono radunate presso l’abitazione cascinese ed
hanno aspettato il momento dell’esecuzione dello sfratto per difendere assieme
ai componenti della famiglia, il diritto alla casa. L’arrivo della forza di
polizia municipale, della proprietà e del suo legale, dell’ufficiale
giudiziario è stato respinto dal picchetto con la resistenza di chi non accetta
di essere solo rendita per le tasche di qualche padrone di casa, di chi non
accetta di essere cittadino solo quando deve pagare multe e tasse, di chi si
rifiuta di obbedire a quella legalità che ti condanna alla marginalità a vita.
Lo sfratto è stato quindi prorogato di 15 giorni per “l’impossibilità materiale
al suo svolgimento nelle condizioni di ordine pubblico”. Risultato positivo
parzialmente, e che soprattutto non permette la ricerca di una soluzione
alternativa in tempi brevi vista la latenza del comune. In un comune con una
media di sfratti di uno ogni quattro giorni, con l’assessore competente dimesso
dal proprio incarico, la decisione è stata quella di denunciare la complicità
istituzionale alla violenza del mercato degli affitti. Abbiamo quindi occupato
l’edificio comunale cascinese, affiggendo alle sue pareti questo striscione:
“cascina: il vero scandalo sono gli sfratti”. Dopo alcuni momenti di tensioni
con i vigili urbani abbiamo mantenuto l’occupazione fino a che non è stato
ottenuto un incontro fissato per questa mattina
con il sindaco di Cascina, Franceschini,
al fine di individuare progetti d’inserimento abitativo per la famiglia.
Siamo convinti che la lotta per il diritto alla casa di questa famiglia sia
solo iniziata, e quindi manteniamo alta l’attenzione politica sulle mosse delle
istituzioni, ma soprattutto abbiamo già iniziato ad organizzare il prossimo
picchetto per il 25 febbraio.
Oggi la solidarietà sociale di
persone con storie, culture, generazioni, nazionalità molto diverse tra loro si
è fatta resistenza collettiva contro l’espropriazione della dignità e contro
l’ipocrisia del sistema politico istituzionale. Ancora una volta… solo la lotta paga!
LOTTIAMO
CONTRO GLI SFRATTI, PER IL DIRITTO
ALLA CASA: RIPRENDIAMOCI IL REDDITO!
precari_autorganizzati
– progetto prendocasa