Sono giornate intense nel quartiere popolare di sant’Ermete a Pisa. Lo spazio popolare, nato con un’occupazione di alcuni mesi fa, ha aggregato attorno ai bisogni sociali più sotto attacco decine e decine di persone: anziani, giovani, famiglie. Quello che si pretende con sempre più determinazione è che vengano date soluzioni di dignità alle 216 case popolari più vecchie della città (costruite nell’immediato dopoguerra). Un progetto di riqualificazione, chiamato Masterplan, approvato negli scorsi anni con lo stanziamento regionale e statale di 15 milioni di euro, prevede l’abbattimento di questi alloggi non più a norma e la costruzione di nuovi con moderne tecniche di costruzione (bioedilizia, risparmio energetico etc..).
Ma questo progetto va a rilento: soltanto nel 2015 dovrebbero essere trasferite nel primo lotto 48 famiglie, per le 170 restanti il tempo di costruzione ad oggi è previsto minimo nel 2020. Nel frattempo centinaia di persone sono costrette a vivere in gravi condizioni igienico-sanitarie: case non a norma aggravate dal pressoché totale disimpegno dell’ente gestore (APES) ad una manutenzione straordinaria che priva alloggi di impianti di riscaldamento, caldaie e impianti elettrici pericolosi etc.. tutto questo in un quartiere dove la disoccupazione e l’assenza di reddito produce una vera e propria rapina dei diritti più elementari, come acqua, luce e gas che vengono costantemente negate a chi “non può pagare”. In questo contesto la lotta degli abitanti da mesi si è concentrata su due obiettivi. Grazie a momenti di aggregazione, socialità e discussione gli abitanti si sono mobilitati per ottenere reddito e servizi dalle istituzioni sociali della città (società della salute in primis): dal pagamento delle utenze per i morosi, all’incremento dell’assistenza per gli anziani. Dall’altra parte, a seguito dell’occupazione spontanea di alcuni appartamenti tenuti sfitti e destinanti alla demolizione, è seguito un vero e proprio moto di dignità che ha unito l’esigenza di migliorare le condizioni di vita del quartiere con quella delle centinaia di famiglie sotto sfratto. Il quartiere di sant’Ermete vuole che i 30 appartamenti popolari tenuti sfitti siano immediatamente assegnati a chi si trova in condizioni di emergenza abitativa.
In queste settimane quindi si sono moltiplicati i momenti di mobilitazione: dall’assedio all’Apes ed alla società della salute, fino ai blocchi della strada, con forza decine e decine di persone stanno strappando all’indifferenza delle istituzioni pezzi importanti di reddito e soprattutto si sono ripresi il diritto di parola.
Dopo un primo incontro, il 5 novembre è previsto il prossimo tavolo in cui affrontare tali questioni, a partire dall’assegnazione delle case sfitte per chi vive in cantina o ha lo sfratto esecutivo. A seguito delle mobilitazioni, Apes e Società della Salute hanno accettato di partecipare a quest’incontro. Fino a ieri, a conferma della mancanza di volontà politica per risolvere l’emergenza abitativa, l’assessore alle politiche abitative del comune Zambito, non ha fatto pervenire alcuna risposta.
Perciò – quando nel tardo pomeriggio di domenica gli abitanti del quartiere hanno visto attaccare dai soliti funzionari di partito volantini che lanciavano un appuntamento pubblico targato Partito Democratico, con la presenza proprio dell’Assessore alla casa Zambito – molti abitanti hanno deciso di andare a chiedere conto di tante promesse e pochi fatti. Nel tardo pomeriggio di ieri più di 50 persone hanno ascoltato per l’ennesima volta, con tanto di modelli plastici e diapositive, un film girato dalle istituzioni in cui si mostra come dovrebbe venire tra dieci anni il quartiere, sempre che i soldi non vengano spesi per coprire i debiti contratti con le banche per le varie speculazioni come la sesta porta o il Piuss. Un film che non c’entra niente con una realtà fatta di pessime condizioni igienico sanitarie, d’impoverimento, di sovraffollamento, di emergenza abitativa. La folla presente in sala ha quindi iniziato a rumoreggiare nei confronti di questa presa in giro. A quel punto si sono susseguiti diversi interventi che hanno riportato le istituzioni a confrontarsi con la realtà, e che hanno invitato la Zambito a non nascondersi dietro promesse e a partecipare all’incontro sopracitato per il 5 novrembre: è il tempo dei fatti, non delle promesse!
Per tutta risposta l’assessore ha detto che Lei non si aspetta un applauso per il suo lavoro, bensì cento, e che gli abitanti devono essere grati a questa amministrazione. Di fronte a tanta arroganza gran parte dei presenti si è alzata e se ne è andata, nel mentre altri hanno rimarcato l’esigenza di continuare a lottare e di farsi sentire. A chi teneva cartelli in mano con su scritto le gravi condizioni di vita nel quartiere, qualche pseudo mafiosetto al soldo del PD ha addirittura urlato “se non butti giù quel cartello non aspettarti più che ti trovi un lavoro”. A dimostrazione di quali siano i fragili rapporti che regolano la vita politica del quartiere, basati sul ricatto, la paura e l’esercizio di potere; per tutta risposta gli abitanti non hanno chinato la testa, rispondendo a tono a chi pensava di provocare ed intimorire una sacrosanta manifestazione di dissenso.Nonostante i tentativi di bloccare la partecipazione degli abitanti (diverse volte gli organizzatori hanno gridato “stai zitta” o hanno provato a togliere il microfono di mano a chi esprimeva critiche) la giornata si è trasformata in una contestazione che ha visto scendere gli abitanti con un corteo improvvisato che ha invaso le strade del quartiere. Dulcis in fundo, le parole dell’assessore, ormai ad iniziativa interrotta, nei confronti di una donna del quartiere: “si ricordi che io a questo tavolo il 5 novembre non ci verrò”. Vale la pena riprendere la risposta di determinazione: “Assessore, scommettiamo che lo troviamo il modo di incontrarla?”