La decisione del Prefetto fiorentino di sospendere gli sfratti dal 15 settembre al 5 ottobre ha colto molti di sorpresa. Le ragioni sono molteplici: in primo luogo, la decisione assunta nelle scorse settimane dalle istituzioni rappresenta un completo sovvertimento rispetto al modus operandi degli ultimi mesi, quando le richieste in tale direzione da parte del Movimento di Lotta per la Casa erano costantemente cadute nel vuoto. Secondariamente, stupisce il periodo estremamente limitato al quale si è deciso di applicare il blocco degli sfratti. Al riguardo, un confronto interessante può essere fatto con quanto successo nella scorsa estate, quando il Comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico aveva sospeso gli sfratti a Firenze per tre mesi: dal primo luglio al trenta settembre.
La notizia, così come commentato da Lorenzo Bargellini, storico attivista del Movimento, non può che essere accolta favorevolmente. Infatti, non solo le numerose esecuzioni di sfratto previste per l’inizio d’autunno saranno posticipate di alcune settimane, garantendo implicitamente la permanenza dei nuclei familiari all’interno delle strutture interessate dagli sfratti, ma tutto il Movimento avrà tempo (non molto, in verità) per organizzarsi e raccogliere le forze di fronte ad una situazione di crescente emergenza abitativa. Tuttavia, ci sembra necessario giungere anche ad una trattazione maggiormente critica della vicenda.
Abbiamo già sottolineato come la decisione del Prefetto contenga alcuni elementi sorprendenti. Questi diventano ancora più evidenti se si considera che la settimana centrale delle tre previste nel blocco degli sfratti è quella durante la quale si svolgeranno in città gli ormai famosissimi mondiali di ciclismo. Il legame tra l’evento sportivo e la decisione presa dal Prefetto non solo è sinistramente coincidente, ma non viene neanche negata nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa dai vari organi e rappresentanti istituzionali. Le ragioni che hanno spinto le autorità cittadine a sospendere gli sfratti sono però meno chiare. Certamente, date le difficoltà di mobilità che si registreranno in tutto il tessuto viario fiorentino, il tentativo di ridurre al minimo alcune attività con ricadute rilevanti sul traffico, sembra logico e sensato. Immaginare però che alcune volanti della forza pubblica ed il presumibile mezzo privato dell’ufficiale giudiziario di turno siano a tal riguardo significative, appare alquanto assurdo.
Probabilmente è più interessante quindi cercare la risposta altrove. Un possibile sentiero di esplorazione è aperto dalle dichiarazioni rilasciate lo scorso maggio da Andrea Barducci, Presidente della Provincia di Firenze: “Gli sfratti possono provocare una situazione di tensione non facilmente governabile se non si metteranno in atto misure volte a limitare l’esecuzione forzosa e a graduare l’esecutività in funzione dell’individuazione di soluzioni di trasferimento da casa a casa”. Come appare evidente dal riscontro quotidiano che tutti noi possiamo avere, le istituzioni, consce che le misure suggerite da Barducci non hanno conferme nella realtà, rimangono consapevoli della situazione di tensione che si potrebbe generare dall’esecuzione degli sfratti. Evenienza che dovrà essere assolutamente scongiurata nella settimana dei mondiali, quando la rappresentazione della città dovrà essere completamente pacificata. L’immagine che si vuole produrre è infatti quella di una città bella, ordinata, sicura e pulita. Una cartolina stereotipata, in grado di negare l’evidenza di una comunità attraversata da conflitti ed ingiustizie sociali, necessaria però per cogliere una doppia finalità.
Da un lato vi è infatti la sterminata ambizione personale di Matteo Renzi, deciso ad utilizzare l’evento come segno tangibile di una amministrazione comunale che riesce a ben governare il proprio territorio, rafforzando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la propria candidatura a politico di primissimo piano a livello nazionale. Sull’altro versante si situano invece gli interessi economici, desiderosi di ottenere la migliore pubblicità possibile per la città nella quale operano. Città che viene ridotta a brand da utilizzare per attrarre ricconi da tutto il mondo, desiderosi di spendere i propri soldi in hotel di lusso e in boutique di alta moda, siti nella cosiddetta culla del Rinascimento. Una non-città, segnata dall’allontanamento forzoso dei residenti dal centro storico, dalle crescenti aree pedonali ad uso e consumo turistico, dalla marginalizzazione e scomparsa degli esercizi commerciali storici sostituiti dalle marche conosciute su scala planetaria. Una grande Disneyland a cielo aperto, dove gli interessi economici e le ambizioni del Sindaco trovano costante e ricorrente assonanza: dai finanziamenti elargiti da potenti e note famiglie fiorentine alle sue campagne elettorali, alla volontà dell’amministrazione comunale di realizzare due parcheggi interrati nel centro storico, dalla promozione pubblicitaria costante delle virtù e bellezze della città alla strategica e condivisa volontà di mostrare la propria capacità con l’organizzazione dei prossimi mondiali di ciclismo.
Come appare evidente, a spingere le istituzioni al blocco degli sfratti non sono state ragioni di sensibilità nei riguardi di un’emergenza, quella abitativa, che si aggrava sempre più, ma semplicemente grigi calcoli utilitaristici al fine di massimizzare il proprio interesse personale.
Tratto da CortocircuitO