Ieri pomeriggio è avvenuto quello che gli occupanti, ormai sfollati da una settimana, dicevano dal 29 dicembre scorso quando la trave portante aveva ceduto: il tetto è letteralmente crollato, causando un enorme squarcio di 20 metri quadrati nel soffitto di tre appartamenti su sette; solo poche ore prima i vigili del fuoco erano intervenuti per prendere le ultime cose importanti di chi ci abitava.
In questi sette giorni né la proprietà (Azienda Regionale Diritto allo Studio Universitario) né il Comune, hanno dato l’impressione di volersi occupare di mandare tecnici e ditte edili per intervenire tempestivamente scongiurando il crollo del tetto. Della dozzina di mezzi impegnati per addobbare la città vetrina che si preparava a festeggiare il capodanno, neanche uno si è visto in via dell’Occhio, nonostante i Vigili del Fuoco avessero verificato e comunicato alla proprietà la pericolosità del fatto.
Il Progetto Prendocasa e l’associazione Giorgio Ricci, che ha sede nello spazio sociale all’interno della struttura, da anni stanno proponendo una soluzione per sbloccare la situazione delle palazzine occupate: il ‘progetto di autorecupero’ presentato ad ottobre, che prevede l’accesso ad un bando regionale e a soldi pubblici stanziati dalla regione stessa, è stato rifiutato dalla proprietà, favorendo così politiche di sgomberi, speculazioni e vetrinizzazione del centro storico.
L’edificio, occupato il 1 maggio 2009 da parte di studenti universitari e famiglie con bambini, è infatti al centro di una forte speculazione economica: la palazzina concessa al Dsu in comodato d’uso da parte del Comune, era un alloggio per circa trenta studenti borsisti, e lo sarebbe stato fino al 2013. Successivamente il Dsu comprò dal comune la stessa palazzina – che avrebbe avuto gratuitamente dal Comune – al costo di milioni di euro e, allo stesso tempo, mandò via tutti gli studenti che vi abitavano con l’intenzione di ristrutturarla.
Ma l’intenzione speculativa del Dsu venne immediatamente a galla, i costi per un’intera ristrutturazione sono alti ed il Dsu provò a venderla senza alcun successo.
Via dell’Occhio è l’ultima zona “popolare” della città, ed è collocata al centro della ristrutturazione del centro urbano: negli ultimi anni, l’amministrazione comunale, sta spendendo centinaia di milioni di euro con il Progetto PIUSS, per il rifacimento delle piazze e delle vie pedonali del centro, ma anche una ristrutturazione e privatizzazione selvaggia di edifici abbandonati, favorendo così, l’aumento esorbitante degli affitti.
La palazzina occupata ed i suoi abitanti, rimangono l’ultimo baluardo di rottura nella normalizzazione e vetrinizzazione della città, che la governance cittadina vorrebbe modellare a proprio piacimento: le relazioni sociali e le iniziative svolte in questi tre anni e mezzo di occupazione, hanno fatto sì che una zona abbandonata al degrado, fosse riqualificata con la partecipazione stessa degli abitanti della zona, con il compiacimento e la soddisfazione di questi ultimi. Lo dimostra la raccolta firme di adesioni all’appello e alle lettere nel quartiere: in tanti hanno firmato per sostenere un autorecupero straordinario dell’immobile e per sollecitare il Comune e l’Ardsu affinchè mettessero in sicurezza la palazzina e fosse riaperta la strada chiusa dal 29 dicembre.
Da una settimana, i sette sfollati sono alloggiati in ostello e vi resterenno fino a maredi 8 gennaio a carico dalla Società della Salute, con cui sembrerebbero aprirsi dei percorsi per ottenere nuovi alloggi con il contributo all’affitto da parte del Comune. La lotta di via dell’Occhio dunque, sicuramente non si ferma con questo crollo, ma sta acquistando ancora più forza e sta mettendo in luce le negligenze e l’incompetenza dei dirigenti e amministratori locali.