Natale e pallottole a Buenos Aires sud: 200 famiglie che avevano occupato con poverissime baracche di legno e plastica una striscia infima di un mega-parco abbandonato, si sono viste costrette a cambiare i piani per il giorno della Madonna: invece che fare albero e presepe, hanno pianto due morti, 10 feriti, 50 arresti e l’incendio delle loro poche cose, dopo lo sgombero forzato di ieri notte per ordine di alcuni poteri forti, come lo Stato e la Magistratura, di cui non sanno i nomi, ma a cui, visti i modi, hanno deciso di ribellarsi.
«L’usurpazione del lotto», secondo l’ordine di sgombero del giudice Maria Cristina Nazar, è avvenuta sabato, quando alcune centinaia di persone hanno attraversato l’autostrada Campora che separa l’affollata baraccopoli Villa 20 dal desertico Parco Indoamericano (130 ettari), per installare circa 200 dimore precarie, fatte di pallet industriali, panni e teloni. Il municipio di Buenos Aires, governato dal peronista di destra, Mauricio Macri, ha però già pensato ad un importante progetto immobiliare nel parco e ha deciso di non tollerarne la contaminazione da parte del sottoproletariato urbano.
Così, al tramonto, è arrivato uno spiegamento di forze degno dell’invasione dell’Alsazia, che ha proceduto con blindati, idranti e polizia celere a spazzare via il misero accampamento. In poco più di un’ora non restavano del campo che molti focolai a sparger scintille nella notte. E l’assessore all’ambiente e agli spazi pubblici di Buenos Aires, Diego Santilli, ha potuto dichiarare ai maggiori tg che «tutto era andato per il meglio»: case spazzate via, parco sotto controllo e questione chiusa, non fosse per un «piccolo rigurgito di protesta» che «in poco tempo sarebbe stato controllato». Come manifesto abbiamo constatato direttamente che le case erano state davvero spazzate via, invece non c’era conferma del «piccolo rigurgito»: il vicinato della zona, in gran parte immigrati dei paesi poveri dell’America Latina come Paraguay, Bolivia e Perù, ha reagito all’intervento della polizia scatenando una rivolta che mentre scriviamo non è ancora stata sedata.
L’autostrada Campora tra la Villa 20 ed il Parco Indoamericano è diventato un campo di battaglia. Dalla baraccopoli sono usciti trecento giovani, dai 13 ai 30 anni, che hanno tagliato il traffico, creando barricate con copertoni in fiamme, vecchie travi e letti rotti, ed ora contrastano la polizia sul confine del parco. Le forze dell’ordine sono dislocate in modo irregolare: a sud la Policia Federal, che risponde al Governo nazionale, con i reparti anti-sommossa, a nord la Policia Metropolitana, recentemente creata dal sindaco Macri, equipaggiata con fuciloni di calibro contraereo scaricati continuamente sulla folla. Per il commissario a capo delle operazioni, si tratta di cartucce colorate per marcare gli insorti ed arrestarli in un secondo tempo, sempre che decidano di smetterla con tutti quei sassi.
Intanto, dalla parte opposta del parco è arrivata una fitta colonna di abitanti di altre baraccopoli vicine, radunati dal movimento trotzkista Tendencia Piquetera Revolucionaria, per dar man forte agli altri.
Questi, prima hanno provato ad occupare il Parco Indoamericano dal lato opposto, ma la Policia Metropolitana li ha respinti, allora la colonna di anziani e bambini si è ritirata appiccando il fuoco alle sterpaglie ed agli alberi e andando a tagliare l’autostrada Dalle Piane a nord.
La stessa scena si è ripetuta a sud, dove sono scesi in campo altri residenti che stanno con il gruppo Frente Dario Santillan. I blocchi stradali sono numerosi e la polizia è costretta a ritirarsi dallo spazio sgomberato qualche ora prima, ma non senza aver lasciato una firma infame sulla battaglia: mentre il fuoco brucia una barricata sulla Dalle Piane, arrivano due donne in lacrime. Vengono dalla Villa 20, dicono che ci sono stati due morti e che hanno ferito gravemente un sacco di gente, anche una bimba di due anni.
Di lì a mezz’ora anche l’ospedale della zona e la polizia confermano: Bernardo Salgueiro, 24 anni, paraguaiano, e Rosemary Puña, 28 anni, boliviana, sono stati uccisi da un colpo di arma da fuoco di piccolo calibro, di quelli che marcano per sempre e non prevedono arresti. Altre 10 persone sono rimaste ferite, due sono gravissime, uno ha infatti una pallottola in testa. Tra questi c’è anche la bimba. In tutto gli arresti sono circa 50, ragazzi scalzi e insanguinati trascinati via tra le urla generali.
Movimenti e insorti hanno deciso di non abbandonare i presidi. È stata indetta una veglia per i morti, con le madonne ed i ceri sulla strada bloccata. Viene l’alba, le famiglie sgomberate dicono che non se ne andranno senza una risposta dalle autorità, visto che non hanno più un luogo in cui vivere. Il municipio ha organizzato una task force. E a metà mattina sono ricominciati a cadere sassi sui poliziotti.
di Filippo Fiorini per Il Manifesto