Lettera aperta alla cittadinanza ed alle famiglie sotto sfratto

Ogni anno nella nostra città di Pisa vengono emessi 600 sfratti. Le poche ore di lavoro (quando si ha la fortuna di averlo) non bastano di certo a pagare le 600-700 euro di affitto che i proprietari di casa ci chiedono. Per chi si trova nella condizione di dover scegliere dove spendere il misero stipendio guadagnato a lavoro viene necessariamente automatico rinunciare al pagamento dell’affitto piuttosto che comprarci i primi beni di necessità per le proprie famiglie.

Le conseguenze sono disastrose per le famiglie che subiscono la violenza dell’esecuzione dello sfratto: chi è seguito dagli assistenti sociali, subisce costantemente umiliazioni. Alle persone viene detto di cercare un lavoro (come se piovesse dal cielo) o che i soldi che vengono spesi per mangiare si possono risparmiare andando alla Caritas (il mini-market dei poveri) al centro di un recente scandalo riguardante l’utilizzo improprio dei beni alimentari. In questo modi i soldi si possono versare sui conti dei proprietari di casa. Le famiglie che vengono buttate fuori casa vengono separate: la madre con i figli vengono messe temporaneamente, al massimo per dieci giorni, in un dormitorio o un ostello mentre i mariti si devono arrangiare magari dormendo in macchina.

Il 16 ed il 17 marzo ci saranno due sfratti, uno a Marina di Pisa, in via Maiorca e l’altro in Piazza Facchini, vicino al Comune di Pisa, per tutti e due è previsto l’utilizzo della forza pubblica. Il primo si tratta dello sfratto di Fabio, lavoratore stagionale di uno stabilimento balneare che dopo la morte del suo unico componente familiare e appunto con un reddito che percepisce solo quattro mesi l’anno, non ha più potuto pagare 700 euro di affitto al ricco proprietario Bartorelli. L’altro invece è la situazione di Riccardo, un ex venditore di auto che attualmente si trova senza lavoro. La cosa che accomuna queste due persone è l’essere stati prosciugati dalle banche a causa di mutui e prestiti che erano stati accesi per le loro aziende e che a causa della crisi non sono riusciti a saldare.

Queste due situazioni, oltre che vedere l’avidità dei ricchi multiproprietari che di certo non muoiono di fame senza i soldi dell’affitto non riscossi in questi mesi, è la totale assenza di un intervento delle istituzioni per far fronte agli sfratti imminenti che ci saranno la prossima settimana. L’unica cosa che i servizi sociali e l’Ufficio Casa hanno fatto è stata la richiesta alla Prefettura di sospendere l’uso della forza pubblica temporaneamente, tempo adesso scaduto che poteva servire a trovare delle soluzioni ma che di fatto ha allungato soltanto l’agonia di questi due singoli nuclei.

Nello specifico Fabio ha anche fatto tutte le domande per i bandi pubblici di casa popolare e per la morosità incolpevole che prevede il pagamento del debito con il proprietario o, in caso che questo rifiuti l’offerta, un contributo all’inquilino per cercare un altro alloggio e pagarsi la caparra e le prime mensilità. Nonostante questi soldi sembrerebbero a disposizione, ad ora nessun intervento è stato preso in considerazione e adesso lo sfratto ha i giorni contati. In più c’è il fatto che nessun proprietario stipula un contratto di locazione a persone che hanno avuto sfratti in precedenza perciò anche la ricerca di una nuova abitazione è praticamente impossibile.

Per Riccardo la situazione è aggravata dal fatto che per poter far richiesta ai vari bandi pubblici, deve essere residente nel territorio toscano da almeno 5 anni ma venendo da un altra regione gli viene impedito. E’ assurdo che una persona non venga aiutata dai servizi e dagli enti preposti per l’emergenza abitativa a causa di questa nuova legge della Regione Toscana.

Le istituzioni dovrebbero iniziare a far fronte a questa piaga sociale con vere proposte che sanino l’emergenza abitativa e non che la tamponino con sospensioni degli sfratti temporanee. Le case ci sono a disposizione, soprattutto pubbliche, ma vengono lasciate a marcire perchè evidentemente gli amministratori comunali non ci guadagnano abbastanza dalle famiglie indigenti. E’ molto più conveniente, per loro, spendere milioni in opere pubbliche utilizzate solo dai turisti.

Il 16 e il 17 marzo perciò si prospetteranno due giornate di lotta per queste famiglie che però non staranno ad aspettare l’arrivo della polizia chiamata a sfrattare. Il problema di Fabio e Riccardo, quello dello sfratto, dovrà divenire problema per tutte quelle istituzioni che fin ora non hanno voluto prendere i dovuti provvedimenti e spinta per tutte quelle famiglie che si trovano in questa situazione.

Progetto Prendocasa e famiglie sotto sfratto