I dieci milioni messi a bilancio dalla Regione Toscana per la ricostruzione a Sant’Ermete delle vecchie case popolari sono spariti. Per effetto dei tagli e di scelte politiche orientate ad altre priorità sono stati sottratti i soldi per completare il progetto di abbattimento delle vecchie case e la costruzione dei nuovi alloggi. Questo è emerso in un incontro tenutosi mercoledì 30 marzo presso la sede dell’APES tra il comitato di Sant’Ermete e i vertici dell’azienda comunale per l’edilizia popolare: il presidente Lorenzo Bani, il direttore Giorgio Federici ed il responsabile tecnico Enrico Quinti.
Il progetto, avviato nel 2011, prevedeva la costruzione di 290 nuovi alloggi, aree verdi e parcheggi al posto delle 240 vecchie case costruite nel 1947 e mai sottoposte a interventi di manutenzione strutturale. Secondo le tappe del piano cosiddetto di “riqualificazione e ripopolamento” i primi quattro palazzi di via Emilia erano stati evacuati, recintati e cantierizzati in vista dell’abbattimento che avrebbe poi lasciato spazio alle nuove case. Nel frattempo gli abitanti evacuati sono stati trasferiti nei 48 nuovi appartamenti di via Bandi, le cosiddette case volano inaugurate l’anno scorso nelle quali ospitare i vecchi alloggiati e poter dar via al piano progressivo dei vecchi lotti.
Mentre l’assessore alla casa Zambito ancora annunciava per giugno 2016 l’inizio dei lavori di abbattimento delle case evacuate e recintate, un vero buco nero nel cuore del quartiere, arriva la notizia che i soldi sono già finiti. A un quinto dell’opera il progetto si ferma. Cosa resta? Niente case, un cantiere a recintare le rovine delle vecchie case, centinaia dei vecchi appartamenti ancora abitati abbandonati a se stessi con un quartiere ingannato.
Non usa mezzi termini Lucia Fanucci, appartenente al Comitato di Sant’Ermete: “Questa è una beffa, vogliamo le dimissioni dell’assessore Zambito e dei dirigenti dell’Apes. Che fine hanno fatto questi 10 milioni?? Sono i nostri soldi. Da sei anni gli abitanti del quartiere aspettano che questo progetto di evacuazione dalle vecchie case venga completato e ora ci vengono a dire che non ci sono più i soldi. Guarda caso per il completamento del People Mover mancavano esattamente 10 milioni che ora sono stati trovati. Mentre noi continueremo a vivere in case piene di muffa e non a norma mentre i soldi per la città turistica si trovano. Non siamo più disposti a essere raggirati!”
Nell’ultimo anno la condizione di esasperazione in cui versano gli alloggiati delle vecchie case ha portato diverse decine di abitanti a praticare l’autoriduzione dell’affitto all’APES. Spiega Maria Olimpia Straccia, abitante nelle vecchie case del quartiere, “ci lasciano vivere in case degradate, senza manutenzioni. Ci ingannano con la promessa di nuove case che non vedremo mai. Per questo ci stiamo autoriducendo l’affitto. Non è giusto pagare per un diritto che non ci viene riconosciuto e ora, con la notizia che i soldi per le case nuove sono spariti, saremo in centinaia a non pagare più l’affitto! Io prima di morì voglio avere la casa nuova! Ho 75 anni e sono decine di anni che aspetto!”
Un progetto modello per l’amministrazione, preso a esempio anche per la riqualificazione di altre zone della città, da San Giusto a i Passi, sembra ora naufragare tra menzogne e raggiri. Per chi governa evidentemente non risulta essere un buon investimento la riqualificazione di un quartiere non più giovane. “Aspettano che si muore tutti, che il quartiere marcisca. Poi butteranno giù tutto e qualcuno se lo comprerà. Tanto fanno sempre così, i soldi per le case ce li mettano solo se qualcuno ci può mangiare, hanno fatto pure la legge apposta con il Piano Casa”, suggerisce con rabbia qualcuno. Eppure non c’è rassegnazione, anzi lo sdegno sta portando il quartiere a organizzarsi. Dalla conferenza stampa di stamattina in via Emilia il Comitato di quartiere e decine e decine di abitanti scesi dalle case hanno rilanciato con un’assemblea pubblica di tutto il quartiere, convocata per mercoledì 6 aprile nella piazza dietro l’edicola. “Lì decideremo il da farsi. E’ il momento di reagire ad anni di soprusi e prese in giro. Esigiamo che all’assemblea siano presenti gli assessori competenti e il presidente della CTP 3: ci devono mettere la faccia, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. E’ troppo facile venire nel quartiere solo per fare passerelle”.