Arriva puntuale nel bel mezzo dell’estate un’altra manovra economica del governo Renzi. E’ il decreto “Sblocca-Italia” che si propone di rilanciare l’economia mettendo mano al settore edilizio unificando le varie tipologie di regolamento presenti nella penisola, sbloccando i finanziamenti pubblici e defiscalizzando il cosiddetto project financing. Di fatto si tratta di una semplificazione degli iter necessari per costruire nell’edilizia privata, dell’impulso alla costruzione di nuove grandi opere e dell’evasione fiscale garantita per legge sugli investimenti finanziari delle grandi imprese costruttrici. Tra la fine di luglio e il mese di agosto dovrebbe essere tutto pronto per questa nuova e sbandierata riforma del governo.
Dopo gli 80 euro in busta paga – percepiti solo dal mondo del lavoro garantito – ecco un altro provvedimento volto a raccogliere facili consensi da un settore in crisi di piccole e medie imprese senza tuttavia mostrare nessun tipo di strategia a lungo termine che indichi davvero una riconversione del sistema produttivo italiano verso l’uscita dalla crisi. Ammorbidire i regolamenti oggi e consentire l’edificazione senza freni serve solo a rilanciare i meccanismi di speculazione e sfruttamento del territorio. Una bolla edilizia destinata a durare poco, forse il tempo di una tornata elettorale. Infatti sono le grandi imprese costruttrici e le grandi opere che si confermano l’architrave su cui poggia un sistema di profitti facili nell’unico interesse di C.d.A. strapagati che riversano sul territorio speculazione, devastazione ambientale e precarietà.
Nella logica del rilancio dei consumi a tutti costi Renzi si mostra disposto a regalare soldi e togliere le regole e i vincoli ambientali, ma è da sottolineare come con gli 80 euro la ripresa non c’è stata e anzi l’iniezione di denaro è stata congelata nel risparmio. La crisi è lungi dal finire e Renzi ha (da un punto di vista padronale) se non altro il merito – rispetto ai suoi precedessori che invocavano solo freddamente austerità e sacrifici – di intervenire con misure decisioniste che tendono a immettere liquidità nelle tasche degli italiani. Peccato però che si tratti di boutade ottenute al costo di demolire ancora di più quello che resta di diritti, vincoli e garanzie. Le conseguenze sociali di questa politica opportunistica saranno drammatiche.
Il problema principale per il governo sembra quello di compiacere l’Europa e tenere sotto il livello di guardia il termometro del conflitto sociale nel paese.