Questa mattina un gruppo di studenti sono intervenuti al cda d’Ateneo per discutere del ruolo e delle responsabilità dell’Università sull’emergenza abitativa studentesca. Ieri è stato presentato a Firenze il III rapporto sulla condizione abitativa in Toscana, alla presenza della vice-presidente della Giunta regionale Stefania Saccardi. Il focus sulla città di Pisa ha confermato quello che da più di un anno gli studenti denunciano. Ci sono 3.020 studenti con un reddito famigliare inferiore ai 19 mila euro che hanno diritto a un posto alloggio per poter continuare gli studi. Il Diritto allo Studio a Pisa però ha messo a disposizione solo 1523 posti letto nell’anno accademico 2013-14, escludendo dal beneficio pertanto quasi la metà degli aventi diritto. In tutta la città sono oltre 20 mila gli studenti fuori sede che necessitano di una casa, ostaggi di un mercato degli affitti dove i prezzi variano dai 250-350 euro al mese per una singola e oscilla fra i 180 e i 250 euro per una doppia.
Davanti a una stato di oggettiva sofferenza che, con la compressione dei redditi vede accrescersi la platea degli idonei alla borsa di studio e al posto alloggio, osserviamo però come le politiche degli enti pubblici tutelino altri interessi. Fondi e risorse di tutti vengono distratti verso la speculazione immobiliare, negando soluzioni adeguate alle crescenti domande poste da nuovi e urgenti bisogni sociali. È questo il caso di Villa Madrè, via Da Buti, Paradisa e Santa Croce in Fossabanda.
Le politiche dell’università si inseriscono alla perfezione in questo quadro: favorire la rendita e la speculazione, aggravando la condizione abitativa di migliaia dei propri studenti fuori sede.
L’acquisto di una porzione dell’ex Convento delle Benedettine dal grosso immobiliarista Madonna per costruire una foresteria di lusso (ancora chiusa) per docenti stranieri ne è una conferma, esattamente come il programma di alienazione di immobili di sua proprietà tra i quali Palazzo Feroci (dove oggi vivono diversi studenti che hanno allestito lo studentato autogestito Spot) e Palazzo Mastiani.
Durante il cda gli studenti hanno discusso per varie ore col Rettore Augello, chiedendo che l’università si dia disponibile ad un censimento degli immobili utilizzabili per l’emergenza abitativa. Su queste basi l’eventuale convocazione di una CUT avrebbe una sua funzionalità, in caso contrario, come è successo l’anno scorso, questa conferenza non risolverà nulla e sarà una vetrina e una spartizione degli immobili tra i poteri forti della città. Il rettore ha risposto un “no” deciso a questa proposta, affermando che gli immobili dell’Università non possono “dati i loro fini istituzionali” essere adibiti ad alloggi o essere concessi in comodato d’uso gratuito ad altri enti. Queste dichiarazioni stonano rispetto alla realtà, molte case dello studente sono di prorprietà dell’università e sono state concesse all’ARDSU, tra queste le residenze Fascetti e Don Bosco.
Inoltre, il Rettore non si espresso riguardo allo sgombero della palazzina Feroci – Spot, ormai da più di un anno una parziale soluzione all’emergenza abitativa per alcune decine di studenti. Le responsabilità vengono scaricate interamente sulla Procura e sulla Questura. Viene evitato il problema politico indicato dagli occupanti e dagli studenti senza un posto alloggio.
Le responsabilità sono chiare da tempo, serve un’inversione di tendenza. Si pone un’unica alternativa: aggravare ulteriormente l’emergenza abitativa o porvi rimedio utilizzando il patrimonio pubblico, sottraendolo alla svendita.