in piazza tutta la Pisa che ha deciso di resistere alla speculazione,
alla mercificazione dei diritti, alla repressione. Il corteo di oggi,
che è stato attraversato da più di 700 persone, dimostra che a partire
dalla pratica della riappropriazione è possibile unire i percorsi di
lotta che attraversano il nostro territorio.
In corteo hanno sfilato non solo le famiglie di via Marsala, in lotta
contro lo sgombero, ma centinaia di soggetti che oggi a Pisa vivono
l’emergenza abitativa: gli studenti, che pagano fino a 400 euro per una
camera in appartamenti fatiscenti; le decine di famiglie sotto sfratto
che si sono rivolte allo sportello del Progetto Prendocasa; le famiglie
delle ex-Stallette, che il Comune vorrebbe sgomberare, senza alcuna
prospettiva alternativa, per far posto ad un progetto di
“riqualificazione” che è sinonimo di privatizzazione e speculazione.
Ma sono scese in piazza anche tutte quelle soggettività che oggi il
potere, che sia il datore di lavoro, l’assistente sociale, lo
speculatore Pampana, fino alle istituzioni, vorrebbe mute e docili di
fronte alla rapina dei diritti.
C’erano i migranti, che si vedono negato non solo il diritto alla casa,
ma persino il diritto a vivere e lavorare nel nostro territorio:
colpiti da assurdi provvedimenti repressivi come l’ordinanza antiborsoni
e la probabile costruzione del CIE in Toscana.
C’erano gli studenti medi, in lotta contro la riforma Gelmini che
sancisce lo strapotere dei privati nella scuola pubblica, c’erano i
tifosi della Curva Nord Maurizio Alberti, che subiscono la repressione
solo per volere portare allo stadio un tamburo.
Un corteo variegato eppure compatto nell’attaccare alcuni luoghi simbolo
della speculazione edilizia, come le case che Pampana tiene da anni
sfitte alla stazione, l’ex cinema Ariston, la Mattonaia.
Le diverse centinaia di persone che oggi in corteo chiedevano “Case
subito, case per tutti!” sono le stesse che da settimane sostengono
l’appello per il ritiro dell’ordinanza di sequestro, e che si opporranno
a qualsiasi tentativo di sgombero delle case occupate di via Marsala.
Dopo che le Istituzioni hanno riconosciuto l’occupazione come questione
sociale e non di ordine pubblico; dopo che la città si è schierata,
esponendo striscioni allo stadio, firmando appelli, vivendo gli spazi
sociali e ludici costruiti in via Marsala dal Comitato territoriale
Pisa-Est, e soprattutto dopo che oggi è scesa in piazza mostrando senza
alcuna ambiguità quante e quali sono le persone che si opporrebbero a
qualsiasi tentativo repressivo, Pampana non ha più vie di fuga: deve
ritirare le denunce, deve riprendere le trattative.