Stamattina un nuovo picchetto anti-sfratto ha impedito che una famiglia venisse buttata fuori di casa. Hira, la ragazza del Bangladesh che oggi ha affrontato lo sfratto, è in Italia da due anni e da un anno circa lavora in una ditta di pulizie per 5 euro l’ora. Il marito oggi si trova in Bangladesh a causa di un grave problema di salute che ha colpito la sua famiglia.
Hira vive in una casa fatiscente, con i muri anneriti dalla muffa e con i sanitari non utilizzabili perché privi di tubature di scarico. Da un anno non riesce più a pagare i 650 euro che il contratto d’affitto le impone.
Oggi, nonostante lo sfratto fosse soltanto al secondo tentativo di accesso da parte dell’ufficiale giudiziario, la proprietà era intenzionata ad eseguire lo sfratto, con l’ausilio della questura e la complicità dell’ufficiale giudiziario, incurante del percorso che la famiglia sta portando avanti con i servizi sociali. La digos ha addirittura tentato di entrare in casa ma gli è stato impedito dalla determinazione delle numerose famiglie presenti al picchetto.
Dopo un ora di trattativa con l’ufficiale giudiziario, il picchetto è riuscito a strappare il rinvio nonostante le pressioni esercitate dalla proprietaria di casa che è rimasta inflessibile sulle sue posizioni. Lo sfratto è stato rinviato soltanto al 26 marzo, data in cui la forza pubblica si ripresenterà in maniera massiccia.
La pratica di sfratto di Hira è analoga a molte altre situazioni presenti nella nostra città: quando si tratta di procedimenti di sfratto dove la proprietà possiede una disponibilità economica onerosa, questi riescono a dettare le regole dello sfratto, rendendo la figura dell’ufficiale giudiziario completamente subalterna alla propria volontà. I proprietari decidono addirittura la data del rinvio, costringendo i servizi sociali a cedere senza possibilità di mediazione all’esecuzione dello sfratto, abbandonando così a loro stesse le centinaia di famiglie che vivono questa condizione di emergenza abitativa.
In questi due anni più volte la famiglia ha provato a rivolgersi ai servizi sociali che, come da prassi, non solo gli hanno chiuso le porte in faccia non proponendo nessuna soluzione ma hanno costantemente offeso e umiliato la famiglia, intimandogli di tornare in Bangladesh o addirittura di prendere in affitto una casa con altre famiglie, ignorando le norme di sovraffollamento e igienico-sanitarie esistenti.
Questo percorso che teoricamente avrebbe dovuto dare uno sbocco positivo all’emergenza abitativa di Hira, in realtà ha fatto si che la famiglia stessa lo interrompesse perché stanca delle continue prepotenze subite in quegli uffici.
Una settimana fa Hira insieme alle altre famiglie del Progetto Prendocasa si era presentata nuovamente dall’assistente sociale che l’aveva presa in carico, la quale palesemente infastidita dall’impossibilità di liquidarla come al solito si è rifiutata di fare il colloquio gridando e sbraitando contro la famiglia.
Dopo aver difeso lo sfratto e ottenuto il rinvio, il picchetto si è mosso in corteo fino alla Società della Salute, ente responsabile dell’emergenza abitativa. La mobilitazione è riuscita ad ottenere un nuovo incontro con l’assistente sociale per il 13 marzo. Al prossimo incontro il Progetto Prendocasa insieme alla famiglia di Hira potranno iniziare a discutere concretamente su l’assegnazione di una casa popolare per l’emergenza abitativa, considerando che a dicembre uscirà la graduatoria definitiva del bando per le case popolari nella quale Hira ha un punteggio abbastanza alto, data la sua grave situazione economica, abitativa e familiare.
Partendo dalla situazione di Hira e delle altre decine di famiglie del Progetto Prendocasa, il comitato metropolitano di lotta per la casa è riuscito a strappare in queste settimane, con picchetti e mobilitazioni, un incontro con la commissione tecnica dell’emergenza abitativa, composta dai dirigenti dei servizi sociali e quelli dell’ufficio casa del comune di Pisa. Le realtà sociali e le istituzioni avranno un confronto reale dove si discuterà di strumenti e risorse che oggi il pubblico impiega sul tema del diritto all’abitare. Il Progetto Prendocasa farà emergere alcune questioni fondamentali alla risoluzione di questo problema, come: i criteri e la finalità del bando alla morosità, l’utilizzo del patrimonio pubblico in disuso e inserito nei piani di alienazione, i tempi del bando per le case popolari e la costruzione di un nuovo piano straordinario per l’emergenza abitativa.
Domani ci saranno altre due mobilitazioni contro gli sfratti per morosità: uno a Cisanello ed uno nel Comune di Cascina dove le famiglie sotto sfratto del Progetto Prendocasa scenderanno di nuove per le strade a lottare contro le speculazioni e la rendita finanziaria di pochi privati che si arricchiscono e si ingrassano sulle spalle delle centinaia di famiglie in difficoltà economica.