Gli abitanti di Sant’Ermete contestano i sindacati inquilini

Nei giorni scorsi l’Unione Inquilini aveva promosso una petizione al sindaco in cui chiedeva, fra le altre cose, di assegnare per emergenza abitativa le case di Sant’Ermete. Questa proposta è in linea con le intenzioni dell’amministrazione comunale che già in passato aveva ipotizzato di assegnarle, senza effettuare alcun intervento di manutenzione, in deroga alla sicurezza e alla dignità degli inquilini.

Gli abitanti di Sant’Ermete si oppongono fermamente a questa ipotesi, secondo un semplice principio: le abitazioni assegnate sia regolarmente che in via d’emergenza, devono essere a norma, nessuna soluzione alla “meno peggio” è accettabile, ed è compito dell’amministrazione reperire i fondi necessari per le manutenzioni, ritagliandoli dai numerosi sprechi.

I sindacati inquilini stanno di fatto appoggiando l’austerità che ci vorrebbe imporre l’assessore Zambito, secondo la logica che bisogna accontentarci del poco che ci offrono le istituzioni, e quindi accettare di abitare in case malsane, pericolose e in sovraffollamento. Qualcuno forse si è scordato che il Comune che piange miseria e annuncia di non avere risorse per sistemare le case popolari, è lo stesso che permette a diversi palazzinari e costruttori locali di evadere le tasse per milioni di euro.

Pubblichiamo di seguito l’intero comunicato degli abitanti di Sant’Ermete:

Ci troviamo a prendere parola dopo aver letto sui giornali alcuni stralci di un comunicato assolutamente fuori luogo a firma Unione Inqulini, Sicet e Municipio dei Beni Comuni, in cui si avalla l’ipotesi di continuare ad assegnare per emergenza abitativa le case di Sant’Ermete. Che il Partito Democratico intenda continuare a configurare le periferie come ghetti, evitando di investirci soldi e risorse, non ci pare una novità; ben più grave, invece, il fatto che queste politiche siano incoraggiate da gruppi e associazioni che, almeno a parole, dovrebbero difendere gli inquilini e che addirittura arrivano a proporre l’autorecupero di alloggi definiti dalla usl come inabitabili e pericolosi dal punto di vista igienico-sanitario e degli impianti non più a norma!

Riteniamo inaccettabile che i sindacati inquilini propongano questa soluzione ignorando volontariamente la lotta che un intero quartiere sta portando avanti da anni per il diritto a un’abitazione degna per tutti quelli che già vivono in quelle case in situazioni di insicurezza e sovraffollamento; sono molte infatti le famiglie in emergenza abitativa che negli ultimi anni sono state sistemate in questo quartiere in situazioni di assoluto disagio, spesso in alloggi piccolissimi per nuclei numerosi, e che rischiano di rimanerci parcheggiate a lungo.

Una famiglia in emergenza abitativa non si deve accontentare di una casa fatiscente e in sovraffollamento, come vorrebbero imporci i nostri amministratori (ed evidentemente anche i sindacati inquilini), ma ha diritto a un alloggio dignitoso e trovare le risorse per farlo non spetta ai movimenti di lotta per la casa, ma all’amministrazione comunale che quotidianamente sperpera denaro in trenini e opere inutili e non riscuote le tasse da palazzinari evasori!

Il numero delle famiglie in emergenza abitativa a Pisa è accresciuto enormemente negli ulti anni e ad esserne responsabile non è solo la crisi economica, ma anche l’incapacità della politica istituzionale a dare risposte concrete e tangibili. Una politica sorda che non solo ha smesso di pianificare in modo funzionale la gestione del problema, ma che ha iniziato a gestirla solo come una questione di ordine pubblico. Molte di quelle famiglie, che per i sindacati degli inquilini, dovrebbero essere “parcheggiati in degli alloggi” le conosciamo. Conosciamo anche chi è già stato stipato all’interno dei numerosissimi alloggi vuoti di Sant’Ermete. Alloggi di 38 mq in cui devono vivere dalle 4 alle 6 persone, confinati in appartamenti che non differiscono molto da quelli dichiarati inabitabili dall’usl a inizio anno o da quelli che, nell’ultima relazione, vengono descritti come alloggi in cui è evidente “una situazione igienico-sanitaria estremamente precaria determinata da un degrado strutturale evidente (forti infiltrazioni di umido, muffe, mancanza di acqua calda in alcune abitazioni, distacco di intonaco ecc) e soprattutto una situazione impiantistica ( elettrica e riscaldamento) molto a rischio per la sicurezza degli abitanti, requisiti questi ultimi non di competenza di questa UF e per i quali si suggerisce una urgente verifica da parte degli organi competenti. Tutto quanto sopra relazionato determina la possibile perdita dei requisiti igienico-sanitari di abitabilità degli immobili”.

Il tutto immerso in una perfetta cornice di un quartiere in cui un’altra relazione dell’usl chiede urgenti interventi di bonifica vista la presenza di cumuli di rifiuti, anche pericolosi (batterie ecc) e infestazione di insetti, serpenti e ratti. Stipare le famiglie in questi posti è l’unico vero atto “incivile”, non la resistenza che ogni giorno mettono in piedi famiglie che si trovano costantemente sotto la minaccia di perdere un tetto.

Parlare di un possibile autorecupero di quegli alloggi è mentire sapendo di farlo per una ragione politica precisa: avvallare le decisioni scellerate di questa amministrazione comunale, dichiararsi complici di chi ti chiede di essere contento se ti ha dato una casa in cui ti ci ammali e continui a sentirti umiliato e fallito. Se fosse possibile l’autorecupero di quegli appartamenti, allora il progetto di riqualificazione previsto, con l’abbattimento completo degli immobili e la loro ricostruzione, sarebbe stato solo un grandissimo raggiro. Confermando l’idea precisa di cambiare destinazione all’intero complesso edilizio di sant’Ermete, motivandolo con la mancanza di risorse per la ricostruzione, perdendo ulteriore patrimonio pubblico. Sappiamo benissimo che non si possono rimettere a norma quelle abitazioni con una spesa contenuta, altrimenti lo avrebbero già fatto gli inquilini che ci vivono da decenni e che oggi, spinti dalla necessità di dire basta a questa continua violenza che subiscono, chiedono di essere esonerati dal pagare l’affitto fino a quando non avranno un alloggio degno. Inoltre, ci chiediamo come possa una famiglia con gravi difficoltà economiche, potersi permettere gli interventi di ripristino e messa in sicurezza degli appartamenti. È ovvio che questo non potrebbe verificarsi e quindi continuerebbero a vivere in modo indegno in case insalubri e insicure. Oppure si troverebbero costrette a indebitarsi, con finanziarie varie, finendo per aggravare la loro situazione precaria. Ci pare quindi impensabile suggerire che le case vuote di Sant’Ermete vengano usate come case da destinare all’emergenza abitativa. Proporlo significa non tenere in considerazione quello che comporta non solo per le famiglie in emergenza, ma anche per il tessuto sociale del quartiere. Anni di abbandono istituzionale hanno prodotto una situazione socio-economica altamente precaria a cui le lotte degli ultimi anni hanno dato una risposta, anche con una progressiva ricomposizione del senso di comunità. Inserire famiglie in emergenza abitativa nel quartiere è un ulteriore tentativo di riframmentare la comunità che si è ricostituita, così come proporre lo svuotamento del vecchio villaggio Apes tramite i cambi alloggi, con la speranza di interrompere ed eliminare il processo che ha portato a costituire comitati di quartiere in tutta Pisa. Avanzare questa proposta è un modo per andare in soccorso a delle istituzioni in difficoltà a “gestire” le periferie popolari. Istituzioni che tramite i sindacati degli inquilini mostrano il volto amico che propone un modello passivo di accettazione dello stato attuale, senza prospettare alternative che ci sono e che si possono conquistare ritornando ad essere protagonisti nelle scelte politiche che riguardano la nostra vita.

Le soluzioni alle situazioni disperate di chi vive sotto il ricatto dello sfratto si trovano all’interno anche di strumenti come la Commissione Territoriale, ed è lì che i sindacati inquilini devono fare il loro lavoro. Rendendosi conto di quanto in realtà sia stata depotenziata in tutti questi anni la loro funzione e scegliere da che parte stare. Se il loro agire diventa solo quello di indorare la pillola e far digerire le decisioni prese nelle stanze di Palazzo Gambacorti e via Fermi agli inquilini delle case popolari è il momento di smetterla di presentarsi come chi difende i diritti di chi subisce i soprusi dei padroni di casa. Vivere della rendita delle vecchie battaglie portate avanti in anni ormai lontani serve poco a chi si vede scippato il diritto ad avere, per sé e la propria famiglia, una casa dignitosa in cui vivere.

Le “Giornate nazionali Sfratti Zero” sono tutti i giorni, lo sono per chi ha deciso di individuare i veri responsabili delle loro situazioni e si sveglia all’alba per difendere dallo sfratto la propria famiglia o quella di chi è nella stessa situazione. Sono lotte quotidiane per strappare una briciola di quel diritto a vivere dignitosamente, per rigettare la logica che ti vorrebbe responsabile delle tue sfortune. Non certo lanci di mobilitazioni fantasma, spuntate dal nulla e senza percorsi reali con chi vive queste condizioni ogni giorno, fatte solo per tenere vivo l’immaginario di lotta di strutture come i sindacati degli inquilini.

Giovedì 13, alle ore 17, alle Logge dei Banchi sotto il Comune si terrà un’assemblea cittadina di chi dice chiaramente no ai ricatti dei padroni, che fissano liberamente affitti insostenibili e non commisurati alle condizioni reali delle case; di chi dice no alla risoluzione violenta dell’emergenza abitativa, tramite sfratti e sgomberi gestiti come una questione di ordine pubblico; di chi dice no a vivere in quartieri ghetto abbandonati a se stessi; di chi dice no a venir “parcheggiato” in una casa inadeguata al proprio nucleo famigliare. Di chi questi no li dice e li pratica tutti i giorni.

Spazio Popolare Sant’Ermete